Catania

La fenomenologia del rapporto individuo-Potere nell’opera di Sciascia

di

16 Marzo 2022, 19:52

2 min di lettura

“La fenomenologia del rapporto individuo-Potere”. Ecco: sta lì la chiave di volta dell’opera di Sciascia. Dentro un rapporto bugiardo, tenebroso e assassino. Che mette a dura prova tutti, uomini di Chiesa compresi. Lo scrittore di Racalmuto lo sapeva benissimo. Anzi, era ossessionato dalla volontà di fotografare i luoghi esatti dove tale tentazione diviene forma e castigo.

Un’ossessione, tuttavia, guidata dalla ricerca della verità. Verità da scovare in nome della ragione illuminista. Un’indagine letteraria (ma anche giornalistica) apparentemente votata al pessimismo più opaco. L’aver inchiodato la Sicilia nel girone dell’irredimibile, probabilmente, dice tanto. Ma non tutto. Agnese Amaduri, con Una ragnatela di fili d’oro. Poteri, inquisizioni, eresie nell’opera di Leonardo Sciascia per i tipo di Marsilio, va al fondo della questione. 

Articoli Correlati

Todo Modo

Il titolo del suo ultimo saggio è dichiaratamente ispirato a Todo Modo, uno dei più grandi atti d’accusa contro l’alleanza tra sagrestia e partito che ha retto saldamente le sorti della Prima repubblica. “Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali: quella che si suole chiamare la classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente? Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. Anche se di fili d’oro”. Il potere per il potere, insomma. Tessiture assassine abituate a non fare prigionieri. 

I paradigmi

L’opera di Sciascia è profonda, difficile da incasellare in un preciso genere letterario. Alcuni temi sono però ricorrenti e incatenati tra loro. L’Inquisizione storica e i totalitarismi che ne rappresentano le moderne varianti. L’eresia come scelta radicale, sia essa religiosa, sociale, politica. Lo scetticismo inteso come propensione al dubbio, all’antidogmatismo e all’inchiesta. È su questi paradigmi che si focalizza la ricerca di Amaduri. Un percorso che si dipana nel corso dei decenni e che, a partire da alcuni testi degli anni sessanta (Morte dell’inquisitore, Il Consiglio d’Egitto), giunge fino agli estremi approdi della scrittura sciasciana (La strega e il capitano, Porte aperte, Il cavaliere e la morte).

Pubblicato il

16 Marzo 2022, 19:52

Condividi sui social