07 Marzo 2020, 11:05
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MESSINA – “Raccoglieva ogni rametto con dedizione, uno dopo l’altro. Riempiva ceste e sacchetti, poi li regalava. Gli occhi di mia sorella si riempivano di gioia per quel simbolo che donava con generosità e che per lei voleva dire tanto”. Alessandra amava l’8 marzo, il suo valore storico, il profumo delle mimose che sa di primavera. Alessandra amava e pensava di essere amata da colui che, proprio alla vigilia della Festa delle Donne l’ha picchiata a morte.
È trascorso un anno da quella notte di violenza che non le ha lasciato scampo, dodici mesi di dolore e tormento per la famiglia di Alessandra Musarra, che chiede giustizia con tutte le sue forze. “Lo dobbiamo a lei – dice la sorella Carmen – e a tutte le donne che hanno fatto la sua stessa fine, finendo poi nel dimenticatoio”. Aveva quasi trent’anni e tanti sogni, spenti da chi l’ha massacrata di botte il 7 marzo del 2019, nella sua casa di Messina. Il suo fidanzato, Cristian Ioppolo, è accusato di omicidio e pochi giorni fa è stato rinviato a giudizio: il gup ha anche rigettato la richiesta di effettuare una richiesta psichiatrica.
“Il giorno dell’udienza indossava un paio di pantaloni di mia sorella – racconta Carmen – non so con quale coraggio l’abbia fatto. Lei era molto generosa con lui, si è fidata fino all’ultimo ed è stata tradita nel peggiore dei modi. Da quando Alessandra non c’è più, tutto mi ricorda lei. Questo periodo è terribile, perché la Festa delle donne, che dovrebbe ribadire i diritti e la dignità di ognuna di noi, è stata macchiata dalla violenza più feroce”.
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Per ricordare Alessandra oggi sarà celebrata una messa a Messina, “ma mia sorella è sempre nella mia mente, in ogni istante”, dice. Il delitto di Alessandra Musarra rientra nel tragico bilancio che lo scorso anno si è registrato in Sicilia. Secondo l’ultimo Rapporto Eures l’Isola ha il primato per denunce di stalking, ma tre femminicidi in due giorni, nel gennaio del 2019, hanno fatto volare le statistiche in Sicilia dimostrando che le donne continuano ad essere vittime di violenza: basti pensare che nella sola città di Palermo sono stati 16 in dodici mesi.
“E mia sorella non meritava questo – prosegue Carmen – perché era una ragazza amabile, forse fin troppo buona. Io e la mia famiglia stiamo cercando di tornare alla vita di tutti i giorni, cerchiamo di convivere con questo dolore. Mia madre ha riaperto in città il locale che poco dopo la tragedia aveva chiuso, ma tornare alla normalità non è semplice. Alessandra ci manca e oggi più che mai”.
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07 Marzo 2020, 11:05