25 Settembre 2017, 12:08
3 min di lettura
La formazione professionale in Sicilia è ormai un ottimo caso di studio per i matematici della Teoria dei giochi, che analizzano le decisioni di soggetti in situazioni di conflitto o di interazioni strategiche, nel perseguimento del loro massimo guadagno. In particolare, sembra che sia stato raggiunto l’equilibrio di Nash, il famoso matematico ed economista celebrato dal film A Beatiful Mind, in cui nessun ente di formazione pensa di avere interesse a cambiare la sua strategia, a prescindere dalle scelte degli altri enti. In altre parole, è evidente che gli enti di formazione si sentano giocatori di un gioco “a somma zero”, in cui il guadagno dell’uno è compensato dalla corrispettiva perdita dell’altro e che ritengano che l’unico rimedio per tutelare i propri interessi sia impugnare i bandi, ricorrendo al giudice amministrativo.
Quanto sta accadendo in questi giorni all’avviso 8, non è altro che la ripetizione di quanto è già successo con l’avviso 20 del 2011 e con l’avviso 3 del 2015, contro cui ci furono oltre 40 ricorsi, con 6 discordanti ordinanze in due anni.
Evidentemente il circuito della fiducia tra Regione ed enti si è rotto irrimediabilmente ed il sistema dei “bandi chiusi” non riesce a garantire la continuità al sistema della formazione e la stessa sussistenza economica degli enti di formazione. In un clima da soliti sospetti, il processo avviso-valutazione-graduatoria inevitabilmente si blocca non appena gli esiti non siano quelli sperati anche per un solo ente.
Oltreché da un rinnovato patto di lealtà tra attori del sistema, si potrà uscire da questa spirale perversa solo rovesciando il sistema, spostando l’asse dall’offerta alla domanda di formazione, con l’approdo al “bando aperto”, alla dote, al voucher spendibile presso l’ente accreditato, liberamente scelto sulla base di un catalogo formativo raccordato con il sistema delle qualifiche regionali, a sua volta costruito sulla base della domanda di lavoro delle imprese.
In questo sistema sempre aperto, “a sportello”, la persona diventa centrale e può scegliere l’ente sulla base delle sue specifiche esigenze formative, superando le graduatorie dei burocratici nuclei di valutazione. Allo stesso tempo, ai dirigenti regionali è demandato il determinante compito di assicurare la trasparenza del sistema attraverso la pubblicazione di qualunque informazione utile all’esercizio della libera scelta da parte dei destinatari dell’azione formativa ed attraverso la preliminare definizione delle regole con cui evitare pratiche collusive tra enti e beneficiari del voucher, che nella letteratura anglosassone vengono denominate “gaming“ e che danno luogo all’uso fraudolento dei fondi pubblici.
Insomma, per la formazione in Sicilia non c’è un problema di risorse: l’ammontare del Fondo Sociale Europeo destinato al Programma Operativo Regionale è molto vicino a quello della Lombardia. Anzi, ad alcune iniziative particolarmente innovative, come la formazione per la valorizzazione del patrimonio e delle attività culturali, la Sicilia ha destinato quasi quattro volte le risorse della Lombardia: 75 milioni a fronte dei 20 della Lombardia.
Eppure a quasi tre anni dall’avvio della nuova programmazione comunitaria, non c’è traccia di bandi per questi fondi, mentre in Lombardia sono stati tutti impegnati con un avviso denominato “Lombardia Plus”, con cui sono stati finanziati anche corsi di alta formazione artistica, coreutica e musicale. L’ulteriore paradosso è che l’Accademia Teatro alla Scala porterà in scena al Teatro Donnafugata di Ragusa, dal 22 al 25 novembre prossimo, l’opera lirica “Il Barbiere di Siviglia”, utilizzando le scenografie, i costumi e il lavoro dei giovani formati proprio nei percorsi di “Lombardia Plus” con un progetto dal respiro interregionale.
Pubblicato il
25 Settembre 2017, 12:08