11 Giugno 2015, 16:40
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AGRIGENTO – La Fortitudo torna a casa con la serenità di chi sa di aver compiuto un’impresa. La promozione in Serie A, che ad un certo punto sembrava essere in mano alla squadra agrigentina, è sfuggita solamente in gara 5, contro una Torino costruita per vincere. L’amarezza c’è, indubbiamente, ma non la delusione. Il campionato di Agrigento resta una perla nella storia della pallacanestro siciliana, così come la finale conquistata da ottava testa di serie è un record da scrivere negli annali del basket italiano. Un orgoglio, pur senza quella che sarebbe stata l’apoteosi, ovvero l’approdo in massima serie. Oggi la Fortitudo può fare tesoro della sua cavalcata e cercare di ripetersi il prossimo anno, ben sapendo di non essere più soltanto una matricola terribile.
Un’annata straordinaria, dunque, anche senza la Serie A. Non ha dubbi Franco Ciani, coach della Fortitudo, nel dare un giudizio positivo al campionato dei suoi: “Il rischio è quello di ritenere il giudizio sul campionato influenzato dall’ultima partita – ha ammesso il tecnico di Agrigento a LiveSicilia Sport – noi siamo arrivati con meno energie e con una situazione emotiva particolare. Bisogna ammettere che negli ultimi 40 minuti Torino ci è stata superiore, ma anche che da neopromossi siamo arrivati in gara 5 di finale. Questo deve rimanere impresso nella mente dei nostri tifosi”. L’unico rimpianto, se così si può definire, è quello di non aver chiuso la serie tra le mura amiche: “Abbiamo provato a ricostruire in fretta un’energia mentale necessaria per vincere gara 5, probabilmente la delusione di quel momento c’è pesata”.
Adesso Agrigento deve pensare al futuro. Si riparte dalla A2, con una carica di entusiasmo senza precedenti per la città dei Templi, e con nuovi programmi da sviluppare: “Ne dovrò parlare con la società – ammette Ciani -. Questa finale chiude un ciclo di quattro anni straordinario, nel quale siamo saliti di categoria praticamente ogni anno. Adesso dobbiamo tirare una linea e valutare anche la straordinaria risposta della città. Si è creata un’empatia e dobbiamo capire come valutare il futuro. Però è meglio lasciar decantare le emozioni per qualche giorno”. Una volontà chiara, quella del coach, che vedrà sicuramente andar via alcune pedine rivelatesi fondamentali, ma che vuole puntare a migliorare quanto fatto finora.
Sarebbe un premio per la squadra, ma anche per la città. La risposta a questo miracolo sportivo si è vista al PalaMoncada, con duemila persone a spingere la Fortitudo nelle sfide casalinghe ai playoff. È da una rinata passione per il basket che Agrigento trova le basi per ripartire: “Penso anche ai 200 a Torino, ai mille al PalaMoncada davanti al maxischermo. Il nostro merito è stato far capire al pubblico quanto ci tenessimo, l’innamoramento nei confronti della squadra ha portato a qualcosa di straordinario che resterà per sempre nei nostri ricordi”.
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11 Giugno 2015, 16:40