Matteo nì, antimafia no | Ma cosa succede in Sicilia?

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01 Giugno 2015, 11:22

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Sono poche ma robuste le impressioni che fuoriescono dall’Urna Collettiva in queste ore. Proviamo ad elencarle.

Si appanna decisamente la stella di Matteo Renzi. Il cinque a due è uno stop. Per l’immagine di un condottiero che ha fondato la sua epica sul ‘veni, vidi, vici’, anche un sussulto in senso inverso può rappresentare una macchia destinata ad allargarsi e ad incrinare l’armatura dei consensi.

Non è affatto scomparso il voto che esprime rabbia sociale. Il premier forse può dormire sonni tranquilli. E’ difficile che uno sminuzzato mondo di contestatori si riunisca in falange per minacciarlo. Tuttavia, i grillini e Salvini danno chiari scossoni di vita e combattività. Un sintomo che – insieme con l’appannamento di cui sopra – potrebbe rendere meno tranquilli quei sonni presidenziali, resi ancor più fragili dalla fronda nel Pd.

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L’antimafia, come l’abbiamo fin qui conosciuta, come categoria morale capace di orientare le scelte dell’elettorato, non esiste più. Il presunto bacio della morte a Vincenzo De Luca si è trasformato nell’accompagnamento di una cavalcata trionfale del suddetto in Campania, certo, con tutti i dubbi legati allo spirito e alla ricaduta normativa di quel mandato. Ciò accade perché l’antimafia si è trasformata in strumento per la lotta al coltello, nell’arena del potere, da garante super partes quale dovrebbe essere. Gli elettori l’hanno compreso.

L’Urna Collettiva ha una coda amministrativa in salsa siciliana. Che succede alle nostre latitudini? Succede che vota sempre meno gente e sempre con minore convinzione. Una catastrofe, si dirà. Al contrario: un successo. Che ci sia ancora qualcuno che voglia dare retta ai politici nella Sicilia di Rosario Crocetta e di altre comparse, nell’Isola senza autostrade, senza domani, senza speranza, è un clamoroso segnale di fiducia.

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01 Giugno 2015, 11:22

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