13 Settembre 2021, 14:04
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CATANIA. Ada Rotini non è stata assassinata solo in modo barbaro. La vita di Ada è stata affogata per sempre nel sangue e dilaniata tra ferite lancinanti, in modo vigliacco. Mentre si trovava seduta sul sedile passeggero dell’auto con la quale era giunta in via Boscia: là, dove aveva abitato col suo carnefice e dov’era giunta assieme alla sorella chiedendo un passaggio all’anziano al quale faceva da badante.
Un fendente al volto. Poi un altro e un altro ancora: alla gola, all’addome, alle braccia alle spalle e di nuovo al volto.
Tirata fuori dall’auto dal suo aguzzino ha provato a fuggire. Ma ormai era senza forze. Mentre il suo assassino continuava ad infierire su di lei. Ecco cos’è accaduto l’8 settembre dopo le 11 in via Boscia.
E’ possibile agire con tutta questa ferocia? E’ possibile solo pensare di affondare la lama sul corpo di chi hai detto di amare?
Di certo, non è in alcun modo redimibile.
Il giudice per le indagini preliminari, Andrea Filippo Castronuovo lo ha espresso nelle motivazioni che ha portato alla convalida dell’arresto nei confronti del 47enne Filippo Asero, ricostruendo l’episodio attraverso il racconto dei testimoni e visionando la registrazione di una delle telecamere a circuito chiuso appartenenti alla famiglia che abita dirimpetto.
“L’accanimento sul corpo della vittima, colpita all’interno dell’auto – si legge nel dispositivo -, poi trascinata a terra e oggetto di ulteriori affondi dell’arma, sì come descritto dettagliatamente dai testimoni oculari, deve ritenersi integrare – alla luce della condivisa giurisprudenza della suprema corte, citata dal PM nella propria richiesta – l’aggravante della crudeltà contro le persone.
La massima gravità dei fatti contestati, le efferate modalità della condotta – realizzata senza esitazione, davanti agli occhi di terze persone – suscitano particolare allarme sociale e connotano in maniera grandemente negativa la personalità dell’indagato, evidenziandone per un verso, la propensione all’uso della violenza fisica e, per altro verso, l’incapacità di frenare i propri impulsi.
Ciò posto – conclude il Gip -, l’unica misura idonea a tutelare le suddette esigenze cautelari non può che essere la custodia cautelare in carcere.
La misura degli arresti domiciliari, pur con applicazione di particolari modalità di controllo elettronico, risulterebbe infatti essenzialmente inidonea nel caso in specie, atteso che il profilo criminale dell’indagato come sopra tratteggiato non fornisce alcuna garanzia in ordine al rispetto delle prescrizioni”.
In questo contesto, Filippo Asero nel corso dell’udienza di convalida ha tuttavia scelto di non rispondere.
La coppia si era separata lo scorso mese di giugno ed il giorno del massacro avrebbero dovuto recarsi al Comune per la pratica di separazione assistita. Ada era giunta con largo anticipo, mezz’ora prima: per questo aveva deciso di recarsi in via Boscia per andare a prendere le ultime buste con dentro i vestiti che lì le erano rimaste.
Una decisione che si è rivelata drammaticamente fatale.
E quel girono di liberazione si è, invece, trasformato per Ada in un inaccettabile giorno di morte e dolore.
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13 Settembre 2021, 14:04