21 Novembre 2011, 17:06
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“Avevamo appena finito di mangiare quando abbiamo deciso di andare a fare un giro a Palermo. Mio cognato stava guidando la sua Fiat Punto quando in autostrada ha visto una moto a terra e altre auto ferme. Ha deciso di accostare, fermandosi sulla corsia di sorpasso con le quattro frecce accese. Ha visto arrivare un Suv rosso da dietro, ma non ha potuto muoversi perché la strada era bloccata dalle altre vetture”. I ricordi di Marcello Scalia, il marito di Maria Rosa Marchesa, la donna rimasta ferita gravemente nel maxi-tamponamento sulla A19, si fermano qui. Riprenderanno pochi istanti dopo, quando dopo essersi accorto di non riuscire ad uscire dall’abitacolo, ha iniziato a gridare aiuto. “Il timore più grande era che l’auto prendesse fuoco” ha spiegato l’uomo. Ma neanche gli altri automobilisti sono riusciti a tirarli fuori: hanno dovuto attendere i vigili del fuoco. L’auto era accartocciata: secondo la ricostruzione della polizia stradale di Buonfornello la Fiat Punto, dopo l’impatto con il Suv sarebbe finita poi addosso ad altre auto. Poco più avanti un pullman si era accostato alla corsia d’emergenza perché aveva iniziato a perdere olio.
Gli agenti dell’infortunistica riferiscono che sia stato il lubrificante a terra a provocare la caduta della moto. Anche due camper sono stati coinvolti nell’incidente avvenuto precisamente al mezzo chilometro 9+500, tra Bagheria e Casteldaccia. “Guidava mio cognato, io ero seduto accanto a lui dietro mio figlio, mia sorella con il suo bambino e mia moglie”, continua Scalia. Lui dovrebbe essere ancora ricoverato ma oggi era in fila ad aspettare notizie della sua compagna, Maria Rosa, 30 anni, ricoverata nella seconda Rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo. Le sue condizioni sono molto gravi, la prognosi è ancora riservata e domani dovrà subire un intervento. “Mio figlio di undici anni e mio nipote – dice Scalia – saranno dimessi forse domani dall’Ospedale dei Bambini”. La sorella e il cognato sono invece fuori pericolo ma ancora ricoverati al Civico.
I coniugi, entrambi di Termini Imerese, si sono sposati a Savona, dove hanno vissuto per dieci anni. La donna è casalinga, mentre l’uomo lavorava al nord come artigiano edile fino a quando la ditta è fallita. Per continuare a lavorare ha dovuto trovare un impiego nella ditta di suo padre. Così ha deciso di trasferisi nuovamente a Termini, dove, con la sua famiglia, era arrivato solo una settimana fa.
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21 Novembre 2011, 17:06