La grande corsa della banda larga

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07 Giugno 2010, 10:21

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In principio, nel bel mezzo dell’euforia della new economy e l’avvento della tecnologia digitale, quasi un decennio fa, era Videobank. Che a Catania, nel 2003 prometteva di cablare tutto il lungomare, garantendo accesso libero alla rete internet in ogni angolo del water front. Progetto mai realizzato per la verità. Videobank spa di Belpasso in provincia di Catania c’è ancora e resta l’internet service provider (Isp) più attivo nella zona jonica da Catania in su verso il messinese, fino a Taormina. E in più, garantiscono i suoi dirigenti, copre tutta la zona industriale dell’Etna Valley, essendosi specializzati nel tempo, nella fornitura di servizi wireless (senza fili). Gli Isp presenti nell’isola non hanno un elenco ufficiale ma si aggirano sulla decina di società che da Sciacca a Trapani, da Palermo fino ad Agrigento offrono agli utenti finali servizi internet, i principali dei quali sono l’accesso alla rete e la posta elettronica. Discorso a parte meritano gli operatori che con le loro attività garantiscono i cosiddetti collegamenti attraverso le reti Wi-Fi, abbreviazione che sta per Wireless Fidelity e indica dispositivi che possono collegarsi a reti locali senza fili. E ancor di più gli operatori che offrono tecnologia Wi-Max, acronimo di Worldwide Interoperability for Microwave Access, che consente l’accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili che usufruisce di frequenze “licenziate”, vale a dire concesse dal ministero delle Comunicazioni. Al contrario degli operatori wi-fi che operano liberamente nel mercato (previa domanda al ministero) assogettandosi “solo” all’iscrizione al Roc, l’elenco degli operatori dei servizi di comunicazione. In Sicilia a garantirsi la concessione per le licenze Wi-Max sono stati in tre: le “nazionali” Aria Adsl.it e Linkem e la siciliana Mandarin composta da Tourist Ferry Boat srl, società della famiglia messinese dei Franza, Temix, azienda catanese che si occupa di tecnologie satellitari per la Protezione civile e Medianet. MAndarin sta lavorando alla copertura attraverso l’insallazione delle tecnologie e infrastrutture Wi-Max, più sicure e senza interferenze nella trasmissione di dati di ampie zone della Sicilia. Solo per dare alcuni numeri: oltre un milione gli utenti siciliani raggiunti dalla rete di Mandarin, circa un quinto della popolazione della Regione; 40 comuni coperti all’interno delle province di Caltanissetta, Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, 35  base station accese, circa 1000 clienti privati e 300 aziende, 10 mila km di rete di proprietà, 5 aree industriali servite. Ma la sfida è ancora lunga. Perché proprio mentre il “progetto Ran” (Regional Area network) si sta realizzando in Sicilia, quando l’accordo di programma fra Regione sicilia, ministero per l’Innovazione e quello dell’Economia e delle Finanze era stato firmato nel 2005, in altre zone d’Italia si procede già all’installazione della fibra ottica. Più avanti della banda larga insomma. Per le autostrade tecnologiche in Sicilia sono stati investiti 135 milioni di euro per consentire ai siciliani di recuperare il digital divide (il salto tecnologico che costringe ancora un’alta percentuale di cittadini a navigare alla “velocità” di 56K) installando infrastrutture in grado di garantire velocità di trasmissione dati di un giga mentre il massimo delle reti comuni è di 7 mega. 3100 km di collegamenti garantiti da un’associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata i lavori composta da Sielte, Alcatel Lucent, Alpitel e Ciet. E se a Catania e Palermo la Man (Metropolitan Area Network) era già esistente e si è trattato “solo” di collegarlo alla rete regionale, si opera ancora per legare le altre zone meno centrali dell’isola. Come spiega lo stesso presidente di Mandarin, Vincenzo Franza: «Una rete nazionale in fibra ottica realizzata con il supporto di tutti i grandi operatori ed al servizio di tutti i cittadini che promette performance e diminuzione del digital divide italiano è auspicabile, ma sarebbe un errore, però, ritenere in questo modo la questione risolta. I costi di un intervento così imponente, gli inconvenienti legati alla realizzazione ed i tempi che, nella più rosea delle ipotesi, non saranno inferiori ai cinque anni, lasciano oggi il paese nello stesso stato di sufficienza digitale a cui molti, purtroppo, si sono rassegnati».
Mandarin in Sicilia offre conoscenze per risolvere immediatamente i problemi di connettività e, grazie al WiMax, si propone come efficace alleato nella lotta al divario digitale di cui sono vittima le P.A., le imprese e i cittadini siciliani. Senza spese, senza scavi, senza disagi per le Amministrazioni locali ed in tempi ristrettissimi. «Nel nostro modello regionale il WiMax – ha continuato Franza – infatti, riveste due ruoli molto importanti. Standard di indiscussa qualità, sicurezza e versatilità per la diffusione della banda larga e dei servizi annessi e precursore della fibra ottica in tutte quelle zone giudicate a fallimento di mercato. Una scelta complementare che creerà una maggiore domanda facendo conoscere i benefici della banda larga ai comuni finora isolati e che rimarrà come una valida risposta in tutte quelle zone in cui la fibra non arriverà mai». Insomma coprire tutte le aree dell’isola con la banda larga per consentire l’abbattimento di quell’ultimo 13% di aree definite “fallimento di mercato”.
A contribuire al progetto potrebbero servire i 25,41 milioni di euro annunciati dal ministro per le politiche agricole, Giancarlo Galan, per 79 interventi nelle aree rurali dell’isola, uno stanziamento riservato alle zone agricole nell’ambito del progetto Banda larga per le aree rurali che individua in tutta la penisola 501 interventi sovvenzionabili.

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07 Giugno 2010, 10:21

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