La guerra fratricida dei Melodia| Sgominata la cosca di Alcamo

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03 Novembre 2009, 18:45

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A volte tornano. Anzi, in questo caso, non se ne sono mai andati. Un vecchio motivo delle indagini sulle cosche, che si ripropone nella recente inchiesta della Mobile di Trapani che ha portato alla decapitazione dello storico clan egemone di Alcamo: quello dei Melodia, boss legati a filo doppio al capomafia latitante Matteo Messina Denaro. Alla guida del mandamento praticamente da sempre, i Melodia, però, questa volta fanno in conti con una lotta fratricida che ha diviso la famiglia tra chi si è schierato con Diego, capo della cosca dopo l’arresto dei figli, e il fratello Nicolò detto Cola. Due anime dello stesso corpo che, pur di accaparrarsi il controllo del territorio e i profitti delle attività illecite, non hanno disdegnato di allearsi con i nemici del passato. E così, pur di sconfiggere il fratello, Diego Melodia avrebbe stretto un patto con i Greco, storici rivali della cosca avversaria. “Un principio di sussidiarietà all’interno di Cosa Nostra in un periodo di crisi”, lo definisce il capo della mobile di Trapani, Giuseppe Linares che ha condotto l’inchiesta. E in questo caso a fare da collante tra antichi avversari è stata una donna: Anna Greco, figlia del capomafia Lorenzo Greco, che aveva un ruolo di spicco nella gestione del racket delle estorsioni. A subire i contraccolpi della spaccatura tra i Melodia, però, non è solo la famiglia, lacerata dal conflitto. A bussare alla porta delle tradizionali vittime delle estorsioni, negli ultimi mesi, infatti, non era più soltanto una cosca, ma due. Una pressione raddoppiata per commercianti e imprenditori costretti a pagare due volte. Dall’inchiesta, che ha anche messo in luce la rapidità con cui i condannati per mafia, una volta scarcerati, tornano ad essere reclutati dalle ‘famiglie’, è emersa anche la figura di spicco di un’altra “donna d’onore”: Anna Maria Accurso, moglie del capomandamento detenuto Antonino Melodia. Era lei a ricevere e conservare i soldi incassati col racket. “Dentro Cosa nostra la presenza delle donne si fa sempre più frequente ed il loro ruolo assolutamente pregnante”, ha commentato il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Teresa Principato. “Le donne – ha aggiunto – oggi sono assolutamente indispensabili per esigere denaro e distribuire ordini. Hanno un ruolo di finanza”. L’indagine ha consentito di tracciare con precisione anche la mappa delle estorsioni. Una riscossione a tappeto quella dei due clan Melodia a fronte di una totale sudditanza delle vittime che non hanno il coraggio di ribellarsi. Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni scoperte dalla polizia: ai taglieggiamenti, spesso doppi, venivano sottoposti concessionarie di auto e imprese. Le somme chieste andavano dai 10mila euro fino ai 200mila imposti ad un imprenditore alcamese. (Ansa).

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03 Novembre 2009, 18:45

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