22 Gennaio 2010, 12:26
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“Io la sera mi addormento. E qualche volta sogno”. I treni a vapore cantati da Ivano Fossati sono ormai lontani. Molti sono partiti, alcuni sono passati senza fermarsi, altri sono rimasti in stazione in attesa di un segnale. A rendere speciali quei treni era la loro magia: il potere di far sognare la gente donando la speranza (o l’illusione) che la stazione successiva sarebbe stata il paradiso.
Oggi i treni non sono più a vapore. Sono comodi, moderni e ultraveloci. Ma non solo. Per restare al passo coi tempi i treni sono persino in piena crisi.
La Keller, società produttrice di materiale rotabile, ha “avviato la procedura di mobilità” per circa duecento lavoratori dello stabilimento di Palermo. “Procedura di mobilità”, un’espressione figlia dei tempi che cambiano, perchè la parola “licenziamento” è vecchia, è brutta, fa paura. “Procedura di mobilità” sa di un buon controfiletto purtroppo inacidito. E’ distante anni luce, rispetto a “licenzimento”, dal sapore di pane e salame che si respirava in quegli scompartimenti gonfi di vita.
Che si tratti di controfiletto o pane e salame, la sostanza non cambia: duecento lavoratori a casa. Centinaia di persone che si aggiungono ai dipendenti della Fiat di Termini Imerese e a quelli della Italtel di Carini. Uomini e donne che pur di restare a bordo di quello strano e troppo spesso assurdo vagone che è l’Economia, sperando di superare presto la galleria buia della crisi, non esitano a giocarsi il tutto per tutto rimanendo giorni appollaiati sul tetto di un capannone, sfidando il vento gelido di gennaio. A queste persone non interessa il sedile di Prima classe: le poltrone, lo sanno bene, sono già occupate da chi ci si è inchiodato sopra e non metterà mai in conto di abbandonarle.
A questa gente importa solo del suo posto, perchè in loro è viva la speranza che una voce inviti ancora tutti in carrozza, e “tra un bicchiere di miele e un caffè come si deve, questo inverno passerà”.
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22 Gennaio 2010, 12:26