Cronaca

La latitanza di Messina Denaro: c’è un nuovo accusato di mafia

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05 Settembre 2023, 12:23

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PALERMO – Non un semplice favoreggiatore di Matteo Messina Denaro, ma un associato a Cosa Nostra. Si complica la posizione di Andrea Bonafede, l’operaio comunale di Campobello di Mazara omonimo del cugino geometra che ha prestato l’identità al latitante per curarsi.

Nel giorno in cui doveva esserci la sentenza davanti al giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia la procura di Palermo ha modificato, e in maniera pesante, il capo di imputazione. Al favoreggiamento aggravato e alla procurata inosservanza di pena – gli ergastoli già inflitti al latitante – si aggiunge il reato di associazione mafiosa che, in caso di condanna, renderebbe molto più dura la pena. Qui si innesta una questione giuridica. Secondo il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e sostituti Gianluca De Leo e Piero Padova, possono essere mosse tutte e tre le contestazioni senza che il reato più grave – l’associazione mafiosa – assorba i primi due. Il processo è stato aggiornato per le conclusioni al 12 settembre.

La Procura ha depositato nuovi atti da cui emergerebbe il ruolo di Bonafede che non si sarebbe limitato a ritirare le ricette dal medico Alfonso Tumbarello, ma viene indicato come un punto di riferimento in altre attività del padrino. Attività che gli hanno consentito di mantenere i contatti sul territorio e continuare ad esercitare il potere.

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La Procura, dunque, non crede all’operaio. Bonafede aveva detto di non conoscere Matteo Messina Denaro. E il video che li immortala l’uno a poca distanza dall’altro? Pura casualità – disse nel corso dell’interrogatorio – non si sarebbero parlati, né rivolti un saluto da lontano. Aveva soltanto ritirato le ricette dal medico Tumbarello, ma era convinto che fossero per il cugino.

Alle 14:36 del 13 gennaio scorso. Tre giorni prima di essere arrestato Matteo Messina Denaro se ne andava in giro tranquillamente a Campobello di Mazara. Nel filmato si vedeva Messina Denaro camminare per strada a piedi e salire sull’Alfa Romeo Giulietta. Ad un certo punto arrivava Bonafede al volante di una macchina del Comune.

Per smentire questa ricostruzione il legale della difesa, l’avvocato Tommaso De Lisi, aveva depositato il report dei messaggi scaricati dal cellulare di Bonafede. C’è un sms in cui veniva incaricato di recarsi in via Galileo Galilei e cioè a pochi passi dal luogo dell’incontro con Messina Denaro. Doveva occuparsi della sostituzione di una lampada guasta dell’illuminazione pubblica. Secondo l’accusa, le cose sarebbero andate in maniera diversa.

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05 Settembre 2023, 12:23

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