13 Aprile 2014, 14:50
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PALERMO – Uno dei monumenti simbolo della rinascita di Palermo, tanto famoso da essere immortalato su una tela del Raffaello esposta al museo del Prado di Madrid. Un gioiello nel cuore del quartiere Kalsa che pian piano torna alla luce, mentre frotte di turisti riempiono un libro di commenti meravigliati per la bellezza del posto e al tempo stesso tristi per il suo scarso utilizzo.
Ecco lo Spasimo, il complesso monumentale nato per essere una chiesa ma mai completato e trasformato col tempo in un presidio fortificato, in un lazzaretto, in un granaio e poi in un ospedale per malati terminali. Una parabola discendente invertita negli anni Novanta con la sua riapertura al pubblico che accorreva a frotte per assistere a concerti, mostre e spettacoli ospitati sotto le volte in parte crollate della chiesa. Un gioiello impreziosito da un magnifico giardino e da alcune sale attigue, che però è rimasto chiuso per anni, perfino sequestrato, ed è stato riaperto solo di recente. Da allora, passo dopo passo, la lenta ripresa (che ha dovuto fare i conti anche con la caduta degli alberi secolari), ma i problemi non sono ancora tutti risolti.
“Grazie all’intervento di Renzo Botindari e del Coime – dice il consigliere comunale Paolo Caracausi – stiamo assistendo a una lenta ripresa che però, per l’appunto, è lenta a causa di un’amministrazione troppo presa dai Cantieri della Zisa o dall’Ecomuseo del mare”. Il Comune ha recentemente dotato gli uffici di nuovi computer, sistemato le linee telefoniche, ma manca ancora lo scivolo per i disabili per accedere a un giardino oggi interdetto per via della scala malridotta. Prima alcuni operai della Gesip si occupavano per l’appunto del giardino, ma da qualche tempo sono stati trasferiti. La sala per le esposizioni è chiusa, a causa del distacco di alcune parti del tetto, mentre altri edifici sono stati vittima dei vandali che, per rubare il rame, hanno divelto perfino delle tegole. E il plastico del centro storico, dono alla città della Fondazione Banco di Sicilia, è smontato e conservato dentro degli scatoloni perché la sala non è accessibile.
“L’attività su tutti gli spazi culturali è evidente – spiega l’assessore alla Cultura, Francesco Giambrone – tutto era chiuso ed è stato riaperto: dallo Spasimo ai Cantieri, da palazzo Ziino a Sant’Erasmo perché privatizzato, fino alla Fonderia. Ma ogni spazio ha livelli di problematicità diversi e la tempistica delle riaperture è diversa, aprire Zac era abbastanza facile perché era pronto e inspiegabilmente chiuso, per lo Spasimo è stato più complicato per il sequestro e la caduta dell’albero, parliamo di un bene monumentale. Non c’è un’attenzione diversa, è diverso il livello di problematicità”.
Ma lo Spasimo è anche famoso per ospitare nei suoi locali, da 18 anni, il Brass Group di Ignazio Garsia. Una fondazione a cui, negli anni, non sono mancati anche i problemi con l’amministrazione comunale: basti pensare che pende ancora un ricorso al Tar contro la richiesta, da parte di Palazzo delle Aquile, di oltre 200mila euro per affitti e spese arretrate. “Sono contento che dopo un anno di segnalazioni il bene si stia ricominciando a recuperare e a renderlo fruibile ai palermitani – continua Caracausi – ma l’occupazione in una sorta di regime di monopolio da parte di una sola associazione non è positiva, ci sono anche altre realtà che potrebbero beneficiarne. Parliamo di uno spazio che deve essere aperto a tutti. Non ce l’ho col Brass, ma lo Spasimo è della città e pertanto deve essere utilizzato da tutti”.
Un secco no comment arriva dal maestro Garsia, mentre in difesa della fondazione interviene il consigliere Giulio Cusumano: “Il Brass Group è la prima scuola di jazz dall’Umbria alla Sicilia, ha una grande storia e una grande tradizione, nei suoi anni d’oro ha portato a Palermo musicisti internazionali, toglieremmo uno spazio culturale alla città, e questo è escluso. Speriamo che l’accingersi della campagna elettorale non porti questo o quel politico di turno a formulare proposte strampalate”.
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13 Aprile 2014, 14:50