16 Dicembre 2018, 06:20
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PALERMO – “Basta fermarci un attimo per capire l’immenso dono che Dio ci ha donato, un padre straordinario”. Era il luglio di soli due anni fa, il giorno del 43esimo compleanno di Pietro Ferrera, l’uomo ucciso a coltellate dalla moglie e dai figli, che hanno confessato l’omicidio. Sui social, il figlio Vittorio, 21 anni, insieme a foto di viaggi con la famiglia e di momenti spensierati, aveva condiviso una lettera dedicata proprio al papà. A firmarla anche il fratello ventenne Mario, pure lui ieri fermato dalla squadra mobile.
Sono parole semplici, scritte accanto alla fotografia di una torta con tanto di candeline: “Sappiamo che una lettera come regalo non è abbastanza, ma abbiamo sempre pensato che delle belle parole scritte nel modo giusto, ma soprattutto nel momento giusto potessero bastare. Quello che vogliamo dirti oggi è Grazie – scrivevano i due ragazzi – quel grazie che non ti abbiamo ancora detto per averci aiutato a realizzare una parte dei nostri sogni, quel grazie che ti è dovuto semplicemente perché sei una persona rara, anzi, unica. E noi siamo fortunati ad averti. Ti amiamo papà”.
Frasi che non lasciano minimamente presagire cosa sarebbe accaduto a distanza di due anni: un inferno di urla, violenza e sangue, un dramma che ha preso vita nell’abitazione della famiglia, in via Falsomiele, in seguito a presunti maltrattamenti e dopo l’ennesima lite tra i coniugi, avvenuta in camera da letto. Anni di soprusi che la madre, Salvatrice Spataro, avrebbe raccontato soltanto adesso agli inquirenti, precisando che la sera del delitto il marito avrebbe provocato l’ennesimo litigio. Già, perché non ci sarebbe traccia di denunce o di interventi delle forze dell’ordine in merito a quanto riferito dalla donna e dai figli subito dopo il delitto.
L’unica segnalazione risale al giorno stesso dell’omicidio: uno dei due figli aveva infatti chiesto alla polizia un appuntamento per la madre, che avrebbe voluto presentare ufficialmente una denuncia. Un epilogo che ha gettato nello sconforto coloro che conoscono la famiglia. Ieri alcuni parenti hanno raggiunto la donna e i suoi figli alla squadra mobile, in molti hanno mandato un bacio e applaudito quando le auto della polizia, dirette al Pagliarelli, si sono allontanate con a bordo i tre fermati.
Chi abita nella zona è sotto choc, nonostante avesse intuito le tensioni nella famiglia Ferrera, non immaginava un epilogo simile e parla di una famiglia apparentemente tranquilla: “Mario e Vittorio sono due ragazzi normalissimi, uno si è diplomato al liceo Scientifico, l’altro in Ragioneria. Non abbiamo idea di cosa possa essere successo tra quelle quattro mura, non capiamo il perché di tale violenza”. Uno dei due aveva intrapreso la carriera militare, proprio come il padre, che dopo essersi congedato dall’Esercito gestiva un bar a Ballarò, in piazza del Carmine. In passato, avevano anche lavorato nella macelleria di famiglia, da cui provenivano due dei coltelli utilizzati per colpire il padre: almeno venti i fendenti che non hanno lasciato scampo a Pietro Ferrera.
“Una follia collettiva”, come l’ha definita il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti, esplosa nel cuore della notte, mentre i due figli più piccoli della coppia, un maschio e una femmina di 16 ed 11 anni, si trovavano dai nonni, un aspetto che avrebbe alimentato i dubbi degli investigatori su una eventuale premeditazione. Gli investigatori coordinati dal pubblico ministero Gianluca De Leo continuano in queste ore a scavare nella vita dei coniugi, le presunte liti e i maltrattamenti che sarebbero alla base della furia omicida sono ancora in fase di accertamento, così come resta da accertare l’ipotesi della premeditazione.
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16 Dicembre 2018, 06:20