28 Gennaio 2014, 19:00
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PALAZZO ADRIANO (PALERMO) – I colleghi la difendono a spada tratta. L’insegnante di 51 anni sospesa dall’insegnamento all’istituto comprensivo “Francesco Crispi” di Palazzo Adriano, nel Palermitano, non avrebbe mai manifestato atteggiamenti violenti nei confronti degli alunni. Ne sono convinti tutti coloro che lavorano con lei nelle sette aule del plesso che ospita la scuola elementare del paese, in via Martiri per la Civiltà, dove ora il corpo docente dice di essere “indignato”. Non si aspettavano questo ciclone. Non sospettavano nulla. Sono scossi dalla notizia e dalla sua risonanza, che ha sconvolto il tranquillo paese dell’entroterra che conta quasi duemila abitanti. “E possiamo soltanto avere fiducia nella magistratura”, dicono.
Sì, perché la maestra della quinta elementare finita sotto accusa viene descritta come una persona tranquilla e corretta da chi la conosce. “Insegna in questa scuola da ventiquattro anni – dice il vicepreside e fiduciario dell’istituto, Papas Giuseppe Borzì – un arco di tempo durante il quale, se avesse avuto un’indole violenta, sarebbe sicuramente già venuta a galla. Invece ci ritroviamo a fronteggiare una situazione che ci ha sorpreso, con titoloni in prima pagina che fanno sospettare ci siano dei mostri nella nostra scuola. Non è così – prosegue – qui ci sono insegnanti validi, che hanno la vocazione per l’insegnamento e si dedicano agli alunni con passione”.
Eppure, le indagini condotte dalla polizia di Corleone, coordinata dalla Procura di Termini Imerese, parlerebbero chiaro. Una madre preoccupata, infatti, si sarebbe recata in commissariato per raccontare quanto il suo bambino gli avrebbe riferito in lacrime. “Gli alunni sarebbero stati percossi – spiegano dalla Questura di Palermo – sottoposti a castighi ingiustificati e sproporzionati, chiusi in uno stanzino della scuola o sul balcone con l’anta chiusa dall’interno con pericolo per la loro stessa incolumità”. E non sarebbe stato soltanto un alunno a raccontare i maltrattamenti ai propri genitori, tanto da rendere necessario il colloquio con gli investigatori, gli assistenti sociali e gli psicologi, per fare il punto della situazione. E così, quello che sarebbe venuto a galla è un clima di vessazioni e pressioni psicologiche, nel quale “l’alunno indisciplinato – prosegue la polizia – era costretto a stare con le gambe piegate, in ginocchio ed a braccia protese in avanti, obbligato a recarsi in altra classe per rimanervi con la faccia al muro o rivolta verso la lavagna mentre i compagni sarebbero stati incitati a prenderlo in giro”.
Ma i colleghi della maestra non ci stanno e in una nota esprimono solidarietà nei suoi confronti. “Nel ribadire con forza la presunzione di innocenza per qualsiasi cittadino sottoposto a indagine, il corpo docente di Palazzo Adriano si mostra indignato per la facilità con la quale viene lesa la dignità professionale e umana di una insegnante che per anni si è impegnata a scuola con dedizione – scrivono i colleghi della 51enne sospesa – perché ai docenti che lavorano nell’istituto non risulta che la collega abbia manifestato atteggiamenti quali quelli descritti nei giornali. Avrà alzato la voce in modo più severo per rimproverare qualche alunno particolarmente vivace in un contesto assai difficile, ma questo non dà a nessuno il diritto di scrivere frasi quali “scatenare la furia dell’insegnante”.
“Ovviamente – precisano – nessuno intende giustificare o minimizzare eventuali abusi commessi, ma essi sono oggetto di indagine e ancora ben lungi dall’essere dimostrati, e intanto la descrizione della docente non corrisponde per nulla alla persona che tutti i colleghi conoscono e che si vuole fare apparire come una specie di mostro. Ma a scuola non ci sono docenti “furiosi”, “pazzi” o simili, ma solo professionisti che svolgono un lavoro impegnativo, purtroppo ormai poco valorizzato quando non additato con facilità al pubblico disprezzo, come in questo caso. Confidiamo nella magistratura – concludono gli insegnanti di Palazzo Adriano – e ci attendiamo che questo spiacevole episodio sia chiarito al più presto perché venga restituita dignità alla nostra collega e non divenga oggetto di pettegolezzi comuni come di solito accade in un piccolo paese dell’entroterra siciliano”.
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28 Gennaio 2014, 19:00