27 Marzo 2017, 06:00
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PALERMO – Il governo si è arreso anche stavolta. E ha accettato, senza nemmeno reagire più di tanto, alla richiesta del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: proroga dell’esercizio provvisorio. Un altro mese. E così il nuovo termine per l’approvazione della Finanziaria slitterà alla fine di aprile. Ma chi è pronto a votare questa manovra?
Oggi, infatti, Sala d’Ercole sembra una specie di campo minato. Non a caso, uno dei motivi per cui è stato richiesto un rinvio per l’esame della manovra, oltre ai consueti ritardi del governo nella presentazione dei documenti di accompagnamento, è stato quello relativo alla “tensioni” recenti tra il presidente della Regione Crocetta e l’assessore all’Economia Alessandro Baccei. Polemiche esplose in maniera plateale con i dubbi sollevati dal governatore riguardo alla nomina da parte dell’assessore, di un consulente coinvolto (ma nemmeno indagato) nel caso Consip. Un attacco a tutti gli effetti. Che seguiva la inusuale “corrispondenza” tra il governatore e lo stesso Baccei, sul tema, ad esempio, dei precari. Lettere “aperte” che altro non facevano se non rappresentare in maniera chiara i solchi all’interno della giunta.
E non solo. Perché ovviamente Baccei in giunta rappresenta qualcuno e qualcosa. In particolare, l‘area renziana che fa capo a Davide Faraone, che ha risposto a quelle polemiche di fatto “snobbando” Crocetta e rilanciando la palla al prossimo futuro. Cioè alle elezioni. Nelle stesse ore, del resto, sia il segretario regionale Fausto Raciti che gli stessi renziani concordavano sulla scelta di celebrare le primarie di coalizione. Uno strumento che Crocetta aveva in qualche modo “respinto” e che adesso potrebbe finire per mettere alle strette proprio il governatore.
Che nel frattempo, però, ha rischiato uno strappo istituzionale con un altro assessore renziano, ossia la responsabile dei Rifiuti Vania Contrafatto. Una polemica relativa alle decisioni prese in questo caso dal dirigente generale Maurizio Pirillo, oggi assai vicino al presidente, che ha fatto emergere ancora una volta quella spaccatura. E non sono pochi i renziani all’Ars che oggi “sconfessano” ufficiosamente il presidente della Regione. E che tra pochi giorni saranno chiamati a votare anche i provvedimenti portati dall’esecutivo. Così, le imboscate rischiano di essere a ogni angolo di Finanziaria.
E le frizioni in un Pd che nel frattempo ha anche perso Mariella Maggio, passata nella nuova forza politica di Bersani, rischiano di acuirsi proprio in fase di manovra finanziaria, negli stessi, caldissimi giorni che scandiranno le fasi decisive del congresso nazionale Dem. Quelle divisioni rischiano di ricadere anche a Sala d’Ercole.
Ma nel frattempo, i solchi si creano anche in giunta. Dove da tempo, ad esempio, i Centristi di Gianpiero D’Alia manifestano il proprio malcontento. Specie dopo il “caso Micciché” e la scelta di Crocetta di addossare al dimissionario assessore alla Famiglia tutte le responsabilità della mancata assistenza ai disabili siciliani. L’arrivo in giunta di Carmencita Mangano, infatti, non avrebbe spento le tensioni. Al momento i Centristi, nel corso del loro ultimo coordinamento hanno assicurato un “sostegno a tempo”: se ne riparlerà dopo la Finanziaria, appunto. Ma nel frattempo, lo stesso gruppo parlamentare ha perso un esponente di peso: il capogruppo Mimmo Turano alla fine si è arreso e ha deciso di togliere il sostegno a Crocetta e imboccare la strada che porta all’Udc di Cesa. Quello “di centrodestra”, per intenderci. E lo strappo significativo di Turano è altro segnale del fermento dei centristi, anche nei rapporti col resto della maggioranza: la conferma, pochi giorni fa in giunta, la “lite” tra l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pistorio e Baccei.
Il motivo di quella discussione era legato alle ultime nomine di legislatura. Dove rischia di consumarsi l’ennesimo strappo nella maggioranza. Quello, cioè, tutto “popolare” tra gli ex Ncd di Alfano e gli stessi centristi di D’Alia. In questo caso, è stata la prossima nomina al vertice di Crias a generare la frizione. Senza contare che già all’interno degli alfaniani non mancano le vedute diverse, anche a livello locale, come dimostra la spaccatura sul sostegno a Leoluca Orlando, con gli uomini del segretario regionale Francesco Cascio da una parte e gli altri – nemmeno del tutto compatti – ad appoggiare il sindaco in carica. A questo si aggiunge l’ormai profonda insoddisfazione di buona parte del partito per l’assessore in quota Ncd, cioè Carlo Vermiglio, sponsorizzato da una parte dall’area che fa capo principalmente al deputato messinese Nino Germanà.
E del resto, il capogruppo all’Ars di Ncd, Nino D’Asero è stato molto chiaro pochi giorni fa: “Lo stallo in cui il governo Crocetta costringe la politica e relega l’Isola – ha detto – ci porta ad assumere un atteggiamento sempre più critico nei suoi confronti e potrebbe anche impedirci di votare la Finanziaria a meno di un cambio repentino di rotta”.
Pronti a non votare la finanziaria, gli uomini di Ncd. Mentre per Nicola D’Agostino, segretario regionale di un altro partito della maggioranza, cioè Sicilia Futura, questo governo “è già finito”. E non a caso, con una recente nota, il gruppo parlamentare aveva fortemente criticato il governatore: “Ancora una volta proviamo sconcerto – si legge nella nota – dal modus operandi del Presidente Crocetta, anziché preoccuparsi dei problemi della Sicilia, è tutto proteso nella spasmodica attività di far quadrare gli organigrammi per soddisfare le attese dei suoi più stretti sodali”. Non esattamente le parole di una forza di maggioranza. Con quali voti dovrà essere approvata, allora, la prossima finanziaria di Crocetta?
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27 Marzo 2017, 06:00