La malattia, lo sfratto, la morte | Il lungo calvario di Nonno Mariano

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02 Dicembre 2018, 16:16

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PALERMO – Per due mesi e mezzo ha lottato contro la morte, con le poche forze che gli rimanevano. Due mesi e mezzo lontano dalla casa in cui aveva vissuto quarant’anni con la moglie e le sue due figlie. L’aveva costruita con le sue stesse mani, ma il 14 settembre scorso era stato costretto ad abbandonarla durante l’esecuzione forzata dello sfratto. L’epilogo di un lunghissimo calvario si fa più triste e doloroso con la morte di Mariano Lucido, 91enne che era stato trasferito in una struttura privata.

Quel giorno, il suo unico desiderio non ha più avuto alcuna possibilità di avverarsi: sapeva che gli rimaneva poco tempo e voleva morire lì, in quell’appartamento della palazzina di via Diana a Mondello, dove per nove lunghi mesi, si sono puntualmente presentati il custode giudiziario e le forze dell’ordine per farlo andare via. Il novantenne, malato terminale, era stato trasferito su un’ambulanza e collocato in una casa di riposo, ma già dopo sole 24 ore era stato necessario il ricovero d’urgenza in ospedale.

Al momento dello sfratto aveva gli occhi pieni di paura. Una scena straziante a cui avevano assistito anche decine di persone che negli ultimi mesi hanno cercato di dare una mano alle figlie di Mariano, creando anche una pagina su Facebook per supportare la famiglia in estrema difficoltà. L’esecuzione forzata era avvenuta a distanza di una settimana dal giorno in cui Lucido si era già aggravato: i primi di settembre, durante l’ennesimo tentativo di sgombero, il medico della famiglia aveva ritenuto il trasferimento troppo rischioso. “Lo è stato anche oggi – avevano detto davanti all’ingresso dell’abitazione coloro che con cartelli e striscioni si sono opposti allo sfratto – questo è un omicidio legalizzato, siamo tutti sconvolti”.

“Mio padre così morirà presto”, aveva detto la figlia Daniela Lucido, insegnante di Religione che ha sempre lottato per evitare che la casa venisse “strappata” ai suoi genitori in seguito a questioni di eredità. La madre Filippa, anche lei disabile, è morta lo scorso maggio, ma la procedura è inesorabilmente andata avanti, anche se con molti rinvii. Era stata avviata dalla nipote di Mariano, Isabella, che dal 14 settembre, insieme al marito, è entrata in possesso dell’abitazione. Due giorni dopo la coppia aveva collocato due bandiere dell’Italia sulla ringhiera del balcone, indicando “la vittoria dello Stato”.

Nel frattempo le condizioni dell’anziano sono peggiorate, fino a precipitare. Già ad ottobre, come l’avvocato della famiglia aveva annunciato, nonno Mariano stava lottando contro la morte.

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La vicenda ha origini lontane nel tempo ed è stata alimentata negli anni da controversie che hanno trasformato il caso in una matassa difficile da districare. Al punto che la casa era stata messa all’asta dopo il pignoramento dovuto al mancato pagamento di ventimila euro di spese legali da parte della famiglia Lucido, che in questi anni ha dovuto sborsare di tasca propria le somme per i vari procedimenti civili. Eppure i Lucido avevano anche proposto una rateizzazione, poi rifiutata. Il risultato era stato l’acquisto all’asta, da parte della nipote, dell’appartamento conteso.

Una storia che ha commosso tutto il Paese, al punto da far giungere in via Diana sostenitori da ogni parte d’Italia che il giorno dello sfratto si erano presentati con striscioni e cartelloni per dire “no” al trasferimento di nonno Mariano. Gli stessi che poche ore fa hanno letto sulla pagina creata sui social, il messaggio che non avrebbero mai voluto vedere: “Amici e amiche purtroppo abbiamo perso un grande uomo, nonno Mariano non ce l’ha fatta. Noi ti vogliamo ricordare così, con quel bel sorriso, purtroppo tanta gente cattiva quel sorriso te l’ha tolto, Nonno Mariano, hai sofferto tantissimo e ci auguriamo che lassù troverai la serenità che non hai più avuto in questa terra. Buon viaggio grande uomo. Che Dio ti possa accogliere tra le sue braccia”.

Poi, un pensiero a Daniela e Rosaria Lucido: “Il nostro pensiero va anche alle figlie di Nonno Mariano, che per anni hanno lottato per i diritti della loro famiglia. Hanno accudito loro padre 24 ore su 24, per 365 all’anno. Sono state delle rocce e delle grandi donne con una forza indescrivibile. Un abbraccio va a voi che avete fatto di tutto per vostro padre e vostra madre, il Signore vi deve dare la forza di andare avanti e ovviamente con il nostro supporto, noi ci saremo sempre non vi abbandoneremo mai e questa pagina rimarrà attiva sia in ricordo di Nonno Mariano e soprattutto per stare vicini alle figlie. Non mollate. L’Italia è con voi”.

“È un tristissimo epilogo – scrive l’avvocato Biagio Riccio – nonno Mariano è stato un’altra vittima dell’accanimento giudiziario, della necessità di dover a tutti i costi far valere la forza virulenta del diritto, anche quando si è al cospetto di malati terminali, come nel caso di questo povero ed inerme vecchietto, che invocava il diritto di morire in pace. Invece non è stato così: lo confermano raccapriccianti immagini di un video che è diventato virale, nel quale si vede che il povero nonno Mariano viene imbracato da avventizi, nonostante oggettive difficoltà di respirazione e deambulazione, per essere scaraventato, come un pacco postale di risulta, dalla sua casa. Ha vinto lo Stato con la sua forza tonitruante, che lede ogni diritto anche quello di spegnersi in pace tra le mura domestiche, ove si sono consumate gioie e dolori di una modesta ed onesta famiglia del profondo Sud. Daniela – aggiunge Riccio – mi raccontò commossa quando andai a trovarlo, che dal giorno dello sfratto non parlava più e si era chiuso in un silenzio di dolore dell’anima, pronto solo ad aspettare la morte, che quello Stato barbaro non gli ha consentito che avvenisse nella pace del buon Dio. Queste storie non fanno onore alla giustizia che è equilibrio, composizione, mediazione di conflitti. La forza si applica, ma solo per ripristinare la pace, non per distruggere i deboli e gli impoveriti”.

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02 Dicembre 2018, 16:16

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