19 Ottobre 2018, 21:09
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PALERMO – Alla fine Luigi Di Maio in Procura non c’è andato. Qualora fosse ancora intenzionato a farlo il vice premier sappia che è stato preceduto dal deputato del Pd, Carmelo Miceli, che ha presentato un esposto a Palermo.
Di Maio, durante una puntata di Porta a Porta, si era detto certo che una manina avesse ambiato, a sua insaputa, il decreto fiscale ampliando il condono e prevedendo il rientro dei capitali dall’estero.
“Non v’è chi non vede, dunque, che quella operata in diretta Tv dinnanzi a milioni di telespettatori – spiega Miceli che oltre a essere onorevole è pure avvocato – altro non è che una denuncia pubblica dell’esistenza di reati molto gravi contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e perfino contro il patrimonio dello stato”.
Il punto è che l’altro vice premier Matteo Salvini – ricorda l’esponente politico del Pd nell’esposto – ha replicato smentendo la manipolazione: ‘Quello che abbiamo discusso per ore e ore poi ho ritrovato scritto nel testo'”.
Da qui la richiesta di Miceli alla procura di Palermo di verificare se nelle parole di Di Maio siano ravvisabili le ipotesi di “procurato allarme, abuso di credulità popolare e simulazione di reato”.
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19 Ottobre 2018, 21:09