La maratoneta di Montecitorio | che non dimenticò mai Palermo - Live Sicilia

La maratoneta di Montecitorio | che non dimenticò mai Palermo

Era fra i pochi parlamentari non residenti a Roma che giungeva nella Capitale al lunedì e andava via al venerdì. Il grande amore verso la sua città: "Ho creduto nella sua Primavera".

Il ritratto di alessandra siragusa
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ROMA – “Dì una preghierina per me, ma, dimmi un po’, aggiornami su quello che succede in Parlamento”. Era così Alessandra Siragusa, una donna speciale, una donna che aveva quella passionaccia per la politica che contagia una esigua fetta del nostro Paese. E anche nei giorni più bui della sua malattia – una malattia che si portava dietro dallo scorso dicembre – pensava ad altro, guardava avanti, e, soprattutto, era lei quella che incoraggiava l’interlocutore. “Giù – mi chiamava così – ce la faremo, ma tu non perdere di vista l’obiettivo. Ci vedremo presto, non ti preoccupare”. Con Alessandra era così: ci si conosceva per lavoro, e poi si diventava amici. Nel momento in cui conquistavi la sua fiducia era disponibile a qualsiasi ora del giorno, e anche della notte.

È stata una parlamentare con la P maiuscola, una parlamentare modello nel corso della XVI legislatura. Con un’indice di produttività pari a 380, – dati openpolis alla mano – si classificò in prima posizione fra i parlamentari siciliani, e all’80esimo posto su 630 su base nazionale. Era fra i pochi parlamentari non residenti a Roma, che giungeva nella Capitale al lunedì e andava via al venerdì. L’assistente parlamentare, che di nome fa Giulia, le diceva sempre: “Alessandra, lavori troppo per il livello di questo Parlamento”.

Perché Alessandra, specializzata in materia di scuola, conosceva a menadito tutti i disegni di legge sul mondo dell’Istruzione, ma poteva intervenire su qualsiasi argomento: dalla legge elettorale alla legge di stabilità. In occasione della campagna elettorale per le ‘parlamentarie’ del 2012 non riuscì ad ottenere un risultato che le consentì di piazzarsi in un posto blindato al Senato della Repubblica. Avrebbe voluto fare il salto nella Camera più alta. Adorava la politica, ma non smaniava per una poltrona. Un giorno mi disse: “Se non dovessi essere rieletta tornerei a scuola”. Non fu rieletta perché il Pd non ottenne il premio di maggioranza nell’isola. Ma in fondo della non rielezione non le importava nulla.

Infatti subito dopo le elezioni politiche dello scorso febbraio iniziarono i mesi difficili. I controlli continui, gli esami “tremendi” – li definiva così – i viaggi a Napoli, o a Milano per capire dove avrebbe dovuto curarsi. In quei giorni il telefono di Alessandra squillava, ma spesso non rispondeva nessuno dall’altro capo del telefono. Poi, però inviava un sms, con su scritto: “Domattina chiamami”.

Aveva due figli: una bimba che seguiva pedissequamente, e un ragazzo ventenne che studiava in Bocconi, e che da qualche mese si era trasferito a Londra per uno stage. Quando staccava dalla politica: o fuggiva dal figlio, o si recava nella sua seconda casa in Toscana. Faceva una vita semplice, senza ostentazioni. Aveva una casa piena di libri, e conservava i ritagli di giornali più significativi sulla “mia Palermo” e sulla Sicilia. Non si serviva dei gradi politici per esercitare il potere. E, sopratutto, una delle prime cose che diceva ad ogni suo elettore era la seguente: “Non mi chiami onorevole”. Perché lei è entrata in politica “dalla porta dell’impegno sociale, con il Tribunale per i diritti del malato”. È stata uno di quei “ragazzi di Palermo” raccontati da Roselina Salemi in un libro edito da Rizzoli, uscito nel settembre del 1993. Una di quelle ragazze che urlavano contro il malcostume, e chiedevano un segno di rottura con il passato firmato Vito Ciancimino.

Si iscrisse alla Dc soltanto quando fu commissariata: “Avevo fiducia in questo mutamento”, riferì alla stampa. Poi seguii Orlando: “Ho creduto nella primavera di Palermo e mi sono iscritta al gruppo Daniele”. Alle amministrative del ’90 fu eletta come consigliere comunale e da assessore alla scuola chiuse con gli affitti dei locali scolastici alle imprese mafiose. Insomma una di quelle ragazze che spinse affinché a Palermo ci fosse sempre la “primavera”. Arrivederci Alessandra.


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