08 Marzo 2012, 17:13
3 min di lettura
I destini delle primarie di Palermo, e probabilmente del centrosinistra locale e nazionale, sono in mano al collegio dei garanti. Un organismo composto da tre personalità di rilievo come il costituzionalista ed ex preside della facoltà di Giurisprudenza Giuseppe Verde, l’attuale preside della facoltà di Giurisprudenza Antonio Scaglione, esperto di diritto processuale penale, e l’ex pm antimafia Giuseppe Di Lello, già europarlamentare e senatore in quota Rifondazione comunista.
Un organo che tutte le anime della coalizione, Leoluca Orlando in primis, giudicano assolutamente super partes e che adesso sarà chiamato a un compito assai improbo. Sabato mattina, infatti, il terzetto si riunirà in via Bentivegna per prendere visione del ricorso presentato da Rita Borsellino e decidere in merito. Non è detto che il lavoro si svolga tutto in giornata, ma d’altronde non si tratta certo di una formalità.
Il collegio dei garanti, infatti, ha fra i suoi poteri quello di “decidere in ultima istanza in merito ad eventuali contestazioni sul risultato della consultazione”, così come recita l’articolo 15 del regolamento delle primarie. Quindi, in poche parole, i garanti potrebbe decidere in casi estremi anche di annullare la consultazione, così come successo lo scorso anno a Napoli. Anche se in quel caso, a dir la verità, il comitato si sciolse senza nulla decidere e la palla passò alle segreterie dei partiti.
Ma la questione potrebbe non essere così semplice come appare. Sempre l’articolo 15, per esempio, annovera fra i poteri dei garanti quello di “vigilare sul rispetto del codice di comportamento o di autoregolazione”, che però non è mai stato scritto. Il regolamento in questione avrebbe dovuto stabilire un tetto alle spese elettorali di ciascun candidato ed essere la base normativa sulla quale i garanti avrebbero dovuto decidere. Ma dal momento che del regolamento non v’è alcuna traccia, nel centrosinistra sono in tanti a chiedersi sulla base di cosa i tre saggi potranno valutare il “comportamento” di questo o quel candidato. Un “vuoto normativo” non da poco, con cui fa il paio la “vaghezza” del regolamento delle primarie che non specifica, adesso, quale sarà la prassi da seguire.
Ma, questioni normative a parte, a far discutere è anche il ricorso presentato da Rita Borsellino, ancora riservato. I garanti, infatti, possono decidere “sulla regolarità delle operazioni di voto e scrutinio” solo in seconda istanza, cioè solo dopo che si è espresso il comitato organizzativo. Una sorta di secondo grado di giudizio, ma dai tempi molto stretti: regolamento alla mano, la Borsellino doveva presentare eventuali contestazioni entro 24 ore dalla proclamazione, avvenuta martedì mattina. E solo dopo il responso, eventualmente rivolgersi ai garanti.
A taccuini chiusi, sono in tanti a manifestare più di una perplessità sulle accuse di brogli avanzate in questi ultimi giorni. “Da quanto si apprende circa l’indagine della Procura – dice una fonte interna al Pd – non saremmo in presenza di gravissime e continuate violazioni tali da provocare un annullamento delle primarie. Non si tratta di brogli avvenuti dentro il seggio, e comunque alla fine a decidere, più che i garanti, potrebbero essere i partiti. Inoltre, solo cinque presidenti di seggio su 31 facevano riferimento a Ferrandelli, tutto il resto, compreso la quasi totalità degli scrutatori, facevano capo a partiti e movimenti che appoggiavano Rita. Com’è possibile pensare che sia stato tutto truccato?”.
Pubblicato il
08 Marzo 2012, 17:13