La mattanza di Lampedusa, il medico: "Situazione pesante"

La mattanza di Lampedusa, il medico: “Situazione pesante”

La morte di una donna. Parla il dottore Francesco D'Arca, responsabile del poliambulatorio.
PERSONE MIGRANTI
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La mattanza di Lampedusa e la sua speranza, nonostante tutto. La strage di persone, lo strazio, la tremenda fatica di subirlo, ogni giorno, il sovrumano impegno di combattere contro la sofferenza: farlo dalla mattina alla sera e ricominciare. Tutto questo c’è nelle parole del dottore Francesco D’Arca (al centro nella foto), responsabile del poliambulatorio dell’isola da un paio di mesi. Ma lavora anche a Ustica, nel fine settimana e solo la domenica può riposarsi a Palermo con la famiglia.

E sono giorni di terapie, con le mani affondate nella disperazione, per portare un benedetto e residuale carico di salvezza. Ma la tragedia incombe. E’ morta una donna migrante, come abbiamo raccontato, per ipotermia. C’è un’inchiesta della Procura di Agrigento.

“E’ una situazione pesantissima – dice il dottore D’Arca -. C’è stata, due settimane fa, l’esplosione sull’imbarcazione, ci sono stati due bambini carbonizzati, altre vittime… L’ultimo episodio riguarda una donna di circa quarant’anni, come è noto. Sono state tentate tutte le manovre possibili, ma, purtroppo, non c’è stato niente da fare”.

Quel poliambulatorio nel cuore di Lampedusa è un avamposto di umanità ed è consolante sapere che c’è, in mezzo alla tempesta. “Io sono un medico – continua Francesco D’Arca -. Non sono un politico. Salvo vite umane, cerco di alleviare il dolore di una vicenda che si ripete quotidianamente, come gli sbarchi. Adesso, mentre parliamo, ci sono dei trasferimenti di pazienti con l’elisoccorso. Ho la fortuna di avere con me un grande gruppo, competente, sensibile e con un cuore meraviglioso. L’impegno è fortissimo e quotidiano”.

E ci sono momenti di gioia, per quanto sembri difficile agli occhi di chi guarda da fuori. “Sa dove troviamo la forza? Quando vediamo i sopravvissuti che sono felici, i bambini che saltano e corrono sul molo. Tante vite si spengono, tante sono tratte in salvo. E nessuno può dire che in Italia non aiutiamo le persone migranti, è una affermazione offensiva”.

Ha un curriculum da trincea, il dottore D’Arca: “Vengo dalla Chirurgia d’urgenza di Villa Sofia, cerco, anche qui, di dare un senso alla mia professione. Possiamo contare sull’aiuto del direttore generale dell’Asp di Palermo, la dottoressa Daniela Faraoni. Mi ha chiesto lei di venire qui e la sentiamo sempre vicina”. Tutta la settimana fuori e soltanto la domenica a casa. La famiglia che ne pensa, dottore? La risposta è inframezzata da una risata, un raggio improvviso di buonumore: “Mia moglie è una santa…”. (Roberto Puglisi)


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