La missione di Tacopina | Un “vendesi” da 50 milioni

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30 Marzo 2016, 08:30

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PALERMO – Cinquanta milioni. Trattabili, ovviamente, ma fino a un certo punto. Il Palermo in Serie A, per Maurizio Zamparini, ha questo valore. Il giorno in cui si avvieranno le trattative per la cessione del pacchetto azionario, dunque, non ci si discosterà da questa cifra. Più o meno l’intero valore della produzione del club rosanero escluse plusvalenze, ovvero esclusa la principale fonte di ricavo insieme ai diritti televisivi garantiti dalla partecipazione alla massima serie. Se qualcuno oggi volesse avventurarsi all’acquisto del club rosanero, deve partire dunque da quella base. Con la speranza di poter limare al massimo cinque-dieci milioni, dato che i margini di trattativa non sembrano essere così chiusi, stando alla volontà del patron di passare la mano ad altri investitori.

La cifra, a guardarla bene, non sembra certo facile da affrontare. Zamparini ha sempre detto di sperare in qualche imprenditore palermitano, ipotesi per lo meno fantasiosa dinanzi ad un tale esborso. Ecco perché si continua a sondare la pista estera e si spera in un “colpo” dagli Stati Uniti, ma Joe Tacopina, attuale proprietario del Venezia e uomo incaricato da Zamparini alla ricerca di investitori made in USA, non può fare miracoli. Si punta sul brand, sul nome “Palermo” e sull’effetto che può fare in tanti paisà capaci di far fortuna al di là dell’Oceano, il tutto con la consapevolezza di ritrovarsi a gestire una società senza un grosso appeal internazionale. Anzi, una società che finora non ha sfruttato al massimo il suo appeal potenziale.

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Ecco perché i cinquanta milioni per il Palermo in Serie A non sono affatto una cifra esagerata. È il sistema calcio italiano a rappresentare l’elemento scoraggiante per chi, dall’estero, vuole tuffarsi nel mondo del pallone. Ricordate il buon don Alfredo Achar e la sua Comex, i messicani che avevano parlato con Zamparini un anno fa? Ecco, dopo aver letto e analizzato i bilanci del club non hanno mollato le trattative per chissà quale buco o magagna (il bilancio societario, d’altronde, s’è chiuso in parità pochi mesi dopo). Ad aver spaventato i messicani è stata la gestione del caso Parma da parte dei vertici federali e della Lega. Evidentemente dall’altro lato del pianeta non riuscivano a capacitarsi come fosse possibile giocare nello stesso campionato con una squadra pluripenalizzata facente riferimento ad una società venduta per due volte in tre mesi alla cifra di un euro. A questo aggiungiamoci il fresco tira e molla per il centro sportivo di Carini e un progetto per lo stadio in fase di stallo, ed ecco che la scelta di Achar e company inizia ad assumere ben altro significato.

Persino lo spettro di una retrocessione in Serie B, a conti fatti, non porterebbe a grossi tagli nella cifra. Perché se è vero da un lato che il valore della società non potrebbe mai essere di cinquanta milioni, è altrettanto vero che una discesa agli inferi rappresenterebbe una ferita profonda sul bilancio. Chi volesse presentarsi in viale del Fante per acquistare la società, a quel punto, potrebbe sì risparmiare sui soldi da dare a Zamparini, ma si ritroverebbe a versare il resto della cifra per ripianare la perdita d’esercizio. La dimostrazione è arrivata poco più di un anno fa con Joey Saputo, portato a Bologna proprio da Tacopina. La società in Serie B è costata, tra aumento di capitale e acquisizione delle quote, “soltanto” diciotto milioni di euro. Tra ripianamento del bilancio e investimenti, però, Saputo ha messo sul piatto una settantina di milioni. Per un club che, per quanto storico e glorioso, può essere tranquillamente accostato al Palermo per appeal e fatturato.

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30 Marzo 2016, 08:30

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