La missione salvezza passa |anche dal sostegno dei tifosi

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14 Gennaio 2013, 15:24

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PALERMO – “Sono troppo vecchio per queste str…!”. E’ il divertente tormentone del film “Arma letale”, una frase detta tra i denti dalla “spalla” del protagonista, che ama spararle grosse ma, in compenso, quando c’è da fare i fatti li fa. Eccome se li fa.

Che c’entra, vi chiederete, col Palermo e la sua ennesima figuraccia, il solito 3-0 beccato in trasferta, senza colpo ferire. Come non gliene potesse fregar di meno. E ciò all’indomani delle solite dichiarazioni bellicose della vigilia: “Il Napoli è forte, lotta per lo scudetto, ma noi faremo la nostra partita”. L’avevano proclamato, come si trattasse di una novità dell’ultima ora, a turno Lo Monaco, Zamparini e Gasperini.

“Noi faremo la nostra partita”, ma che vuol dire? E’ un tormentone anche questo, lo usano quelli del mondo del calcio, preferibilmente gli allenatori che si sentono sui carboni ardenti e sperano con frasi fatte come queste, trite e ritrite, di trasmettere fiducia all’ambiente. Sono troppo vecchio per queste str…, stavolta scritto senza le virgolette perché non è più una citazione colta, perché sono io che lo dico, anzi lo grido, esasperato. Non ne posso più di questa squadra implume, che basta un colpo per accartocciarsi su se stessa e pian piano sparire letteralmente dalla scena.

E’ accaduto anche al “San Paolo” di Napoli: il Palermo parte bene, aggressivo, come piace al suo mister, poi, alla prima azione avversaria, becca il gol e sparisce, come fulminata da una saetta. Incredibile. E poi dice che stiamo rinforzando la squadra per renderla più competitiva: “Arriverano almeno altri quattro nuovi giocatori” – ha annunciato il presidente – e faremo un grande girone di ritorno”. E si è visto, cominciandolo benissimo al “San Paolo”.

La verità è che la squadra va ricostruita a cominciata dalla testa. Gli innesti di valore vanno bene, ci mancherebbe, ma senza la mentalità, il cuore, la grinta e la determinazione di chi lotta per salvarsi, non cambierà nulla: prenderemo un gol e perderemo la partita.

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Non c’è l’animus pugnandi e, senza, non si va da nessuna parte: e questo a prescindere dallo spessore tecnico della squadra, oggi per me da ultimo posto. Quello che in effetti il Palermo occuperebbe se il Siena non scontasse la penalizzazione di sei punti. Ecco, il Siena, l’unica squadra che precediamo in classifica: ebbene, il Siena lotta, va in svantaggio e recupera; va ancora in svantaggio e recupera ancora o almeno ci prova. Quel che non fa il Palermo, che gioca bene, diciamo giochicchia, produce belle trame, un po’ di accademia calcistica, qualche sovrapposizione, qualche “taglio” alla Zeman, qualche veronica a centrocampo: tutto bello, anche l’occhio vuole la sua parte, ma non succede niente di importante, stiamo sempre sullo 0-0 ed è come non fosse neanche iniziata la partita. A noi, invece, servono i gol, cioè i punti per tirarci fuori dal pantano nel quale stiamo sprofondando sempre di più, partita dopo partita.

E ora ne mancano 18 e sabato arriva la Lazio, ovvero la seconda in classifica, quella che insidia più da vicino la capolista Juve, che sembrava inafferrabile ma che nelle ultime due partite ha perso per strada cinque dei sei punti i palio. Perciò m’immagino con quale spirito di corpo entreranno in campo sabato pomeriggio i biancazzurri di mister Petkovic: tutti per uno e uno per tutti, perché questo, io credo, è il vero segreto di questa Lazio, che non mi pare trascendentale come organico, rispetto ad altri pretendenti al primato, ma che gioca sempre col sangue agli occhi dal primo al’ultimo minuto. Ma sto divagando e lo faccio a bella posta, per non rimestare sempre nel mortaio di quest’annata maledetta che finirà quando finirà, io spero il più tardi possibile, vorrà dire che il Palermo resterà sempre in lizza con le altre avversarie nella lotta per la salvezza. Io ci spero. Io ci conto e confido nelle inesauribili risorse di Lo Monaco come mago del mercato: lui dovrà trovare i giocatori giusti, capaci di farci uscire dal tunnel, lui e nessun altro e sono certo che ci proverà, visto l’avvio con Aronica e Dossena, che non sono gli ultimi arrivati e, come sembra, con Sorrentino, il portiere giusto per questo Palermo, a prescindere dai quattro gol presi a Bologna. Lo Monaco lo sa, comunque, che il problema vero adesso rimane la punta, quella da dieci-quindici gol a campionato: si è fatto sgusciare dalla mani Calaiò, ma non possiamo dargliene una colpa, il mercato di gennaio è famelico, non risparmia la minima debolezza: e quella di Calaiò, palermitano purosangue, è la moglie napoletana, che è stata decisiva nella sua scelta finale: Napoli e non Palermo.

Rassegniamoci, di ripensamenti del genere ce ne capiteranno ancora, perché non è facile convincere un bravo giocatore a preferire il Palermo, cioè una squadra che sta sull’orlo del baratro, caricarsela sulle spalle per tirarla su fino alla riva e rinunciare, invece, magari solo al posto in panchina, ma senza pensieri, né responsabilità di sorta. Così ha ragionato Calaiò e ci ha messo poco, quando Mazzarri l’ha chiamato al telefono e gli ha detto: “Vieni, qui abbiamo bisogno di te”, a scordarsi il dolce profumo della sua terra, che per qualche giorno, ascoltando le belle parole di Lo Monaco, l’aveva quasi stordito. Questo non è il calcio dei dolci sentimenti e delle nostalgie, questo è il calcio dei calcoli e del dio denaro. Cose che Lo Monaco conosce bene, per averle praticato da tanti anni e per averle sapute gestire sempre alla meglio.

Il tempo stringe, bisogna correre, ora comincia il bello: dopo sabato sera con la Lazio, avrà inizio il vero campionato del Palermo, con gli scontri diretti quasi tutti al Barbera. Quelle sono le partite da vincere. Assolutamente, sennò la storia finisce anzitempo e io non avrò più modo di fare colte citazioni cinematografiche.

E mi trovo a ripetere una litania, che forse ha stancato i più ma che credo mi verrà perdonata, se non altro in omaggio alla mia antica, ma mai vecchia né tanto meno logora, militanza di tifo rosanero: se amiamo il Palermo, quel che rappresenta, anche al di là dell’ambito sportivo, aiutiamolo a risorgere tutti insieme, uniti come mai prima, neanche quando lottava per grandi trofei, tipo la Coppa Italia o il ritorno in serie A. Senza l’apporto totale e incondizionato dei suoi tifosi, il Palermo, per quanti sforzi produrrà il sagace lavoro di Lo Monaco al mercato, avrà poche, se non nulle, possibilità di raggranellare in 18 partite la bellezza di 25 punti. Non scordiamocelo: la salvezza del nostro Palermo passa dalla nostra passione. Se anche noi saremo capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, senza “se” e senza “ma”, il Palermo potrà farcela. Altrimenti, quelli che veramente precipiteremo in serie B saremo noi tifosi rosanero, e non lo faremo a testa alta ma con nell’anima un mare di rimpianti, anzi di rimorsi.

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14 Gennaio 2013, 15:24

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