10 Aprile 2012, 13:41
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Rimangono i fiori, i pupazzi, le letterine e un uovo di pasqua in quel cancello di via Madonia, al Villaggio Santa Rosalia. Lì dove è morto il piccolo Dario Rizzo, venerdì scorso. Gli amici di sempre, i compagni di scuola, i passanti. Tutti lì a guardare quel cancello. E chiedono di essere lasciati in pace, di aspettare l’esito dell’autopsia e di non dire cose definite “inammissibili”.
Il piccolo Dario non c’è più e la rabbia è tanta. Rabbia per chi ha parlato di anabolizzanti, rabbia per chi non sta rispettando la privacy di una famiglia intera. I passanti non vogliono parlare e chiedono di non essere inquadrati, molti scostano la telecamera. L’aria è tesa. “Hanno detto falsità su mio fratello – dice il fratello maggiore di Dario -. E voi giornalisti la dovete smettere. Come poteva essere un drogato un bambino di dieci anni? L’unica cosa per cui andava matto mio fratello erano i dolci. Dovete smetterla”.
Una signora racconta che la nipotina Federica, compagna di scuola di Dario, passava da lì quel maledetto venerdì e ha visto il piccolo per terra : “è scossa, non vuole mangiare”. E un’altra passante: “Domani ci saranno i funerali e tutto il quartiere sarà presente. Da mamma sono vicina alla famiglia”.
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10 Aprile 2012, 13:41