La morte di Biagio interpella la nostra coscienza in un mondo di soprusi

La morte di Biagio interpella la nostra coscienza in un mondo di soprusi

"La forza dirompente della sua testimonianza sta in quella luce che vediamo rimanere accesa dopo la sua morte e che accesa resterà in eterno"
SEMAFORO RUSSO
di
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Non tutti siamo chiamati a essere dei san Francesco. Non tutti siamo chiamati a essere dei fratel Biagio Conte. Non tutti, cioè, siamo chiamati ad abbandonare famiglia, lavoro, beni e amici per dedicarci in povertà agli ultimi, ai diseredati, a quelli senza voce come ha fatto fratel Biagio. Però tutti, senza eccezioni, credenti e non credenti, in forza della condizione di esseri umani con impressa nel cuore la legge naturale della solidarietà e della compassione siamo chiamati a tendere la mano verso chi si trova in difficoltà, nel bisogno, nella solitudine e nel tormento, pure impegnando porzioni delle risorse di cui disponiamo, materiali e non, a favore di chi non ha nulla.

La forza dirompente della testimonianza di Biagio Conte non sta unicamente nella essenza della sua vita spesa attimo per attimo accanto ai poveri e ai dimenticati, la forza dirompente della sua testimonianza sta in quella luce che vediamo rimanere accesa dopo la sua morte e che accesa resterà in eterno; sta in quell’ondata di commozione e gratitudine che ci ha sommerso, al di là di ogni distinzione, appresa la triste notizia della sua scomparsa. Ma c’è di più, non possiamo tacerlo a noi stessi: fratel Biagio con la sua esistenza, e adesso con la sua morte, interpella costantemente la nostra coscienza di donne e uomini in un mondo di guerre, violenza, fame, soprusi, di indicibili privazioni e sofferenze in cui versano milioni e milioni di persone.

Non ci interpella per spingerci ad atti eroici o non coerenti con la vocazione personale di ciascuno, no, ci interpella affinché il nostro quotidiano, qualunque sia e dovunque si svolga, particolarmente se investiti di responsabilità pubbliche, rappresenti la concreta applicazione di quei valori di solidarietà e compassione iscritti nell’anima di ognuno e preesistenti alle religioni. Solidarietà e compassione non si traducono semplicisticamente in carità, anche, si traducono soprattutto nel dovere di lottare per eliminare le cause delle diseguaglianze e delle ingiustizie, vicino casa e nel mondo. Non si tratta, allora, di vestirci da eroi, si tratta soltanto di fare la propria parte, serve non dimenticare l’insegnamento di Biagio e di un altro gigante della fede e dell’amore, padre Pino Puglisi. Lui diceva: “se ognuno fa qualcosa possiamo fare tanto…”


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