17 Novembre 2017, 12:34
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CORLEONE – Corleone s’è svegliata con la notizia della morte di Totò Riina, il padrino di Cosa nostra. Nel bar della piazza gli avventori non parlano d’altro, ma nessuno ci vuol mettere la faccia. “Spero che con lui muoia anche la mafia”, dice una donna. La piazza centrale è ancora semivuota. Tra un caffè e un cornetto, la gente mormora. “Era ora”, dice un giovane. I più anziani sfuggono al cronista: “Ora arrivano le televisioni”. Un uomo che porta al guinzaglio un cane afferma: “Che devo dire, mi dispiace per la famiglia”. Un passante sbotta: “Ancora una volta si parlerà di Corleone nei giornali e in Tv per la mafia, basta…”. “Forse finalmente ci toglieremo di mezzo quell’appellativo di “capitale” della mafia che ci ha segnato per colpa di Riina e dei suoi amici, ma sarà dura: è una eredità pesante”, aggiunge un ragazzo in giacca e cravatta con un tablet sotto braccio”. A Corleone vivono poco più di 11 mila abitanti, il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nell’agosto di un anno fa.
I corleonesi non sono stati colti di sorpresa dalla notizia della morte di Totò Riina. Sapevano da giorni che le condizioni del padrino erano critiche. In paese oltre alla famiglia del boss, vivono tanti partenti zii e nipoti. “Spero che adesso possa finire anche la mafia – dice una giovane dipendente di un titolare di negozio di telefonia nel corso principale -. Qui vogliano soltanto vivere e lavorare”. Un anziano dice: “Il paese è a lutto. Lo capisce questo. Lasciatelo riposare in pace. Basta”. Nei bar di Corleone di mattina c’è il consueto viavai. Ma chiedere un commento sulla morte del boss è pressoché impossibile. “Non abbiamo nulla da dire – taglia corto un barista – basta con questo clamore ogni volta”. Chiedere in Comune un commento è pressoché impossibile. Un vigile urbano davanti a palazzo Cammarata ci dice che non può rilasciare dichiarazioni. ”I commissari prefettizi oggi non sono in sede” dice l’impiegato all’ingresso. La segretaria dei commissari non riceve i giornalisti. In piazza un impiegato delle autolinee Ast che stamattina ha fatto il primo collegamento con il capoluogo dice: “Qualcuno commentava la notizia, ma senza alcun clamore. Qua lo sapevano che stava male. La notizia non li ha sorpresi”. Gli anziani seduti nelle panchine non gradiscono domande: ”Venite qui a rompere i coglioni. Andatevene via”. Un uomo dice. “Se ci fosse lavoro nessuno andrebbe a delinquere. E’ questo Stato che ci fa diventare grillini e fascisti. Se solo pensasse alla povera gente la mafia non ci sarebbe. Anche Totò Riina non sarebbe diventato mafioso”.
”La notizia era attesa: si sapeva in paese che stava male. Totò Riina è una parte importante e ingombrante di questa città. Certo non è una notizia che lascia indifferenti i corleonesi, anche se sono in pochi che la commentano. Naturalmente come tutte le morti non suscita soddisfazione. Si prende atto che si chiude una storia lunga e ci si interroga anche su come possa continuare Cosa Nostra a radicarsi in questo territorio”. Lo dice Pippo Cipriani ex sindaco di Corleone per due volte (dal ’93 al 2001) a capo di una giunta formata da giovani e progressista che si è intestato nel suo comune numerose battaglie antimafia e per questo è stato più volte bersaglio di minacce e intimidazioni. “La famiglia Riina ha un ruolo impegnativo a Corlone – aggiunge Cipriani -. Non ha mostrato mai segni di cedimento e di collaborazione. Continuano ad essere un elemento di pesantezza per questa realtà”. Molti beni di Riina sono stati confiscati; nel nuovo edificio che doveva ospitare la famiglia prima è stata impiantata la scuola di agraria e ora c’e’ la caserma della Finanza e molti terreni sono stati dai a coop di giovani. Su questo Cipriani ha lavorato molto. “Lo Stato che toglie i beni alla mafia incoraggia il lavoro dei giovani – dice l’ex sindaco – e delle persone per bene, fa un grande investimento nel territorio”. (ANSA).
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17 Novembre 2017, 12:34