Cronaca

La morte disumana per Covid e lo sconforto dei medici

di

04 Dicembre 2020, 18:11

1 min di lettura

PALERMO – Neppure medici e infermieri erano pronti a vedere un uomo morire di Covid e a ciò che ne consegue. A quella mancanza, dovuta ai protocolli, di umanità.

“Cosa c’è di umano in un sacco nero che accoglie una persona deceduta?”, dice Flora Inzerilo, psicologa e psicoterapeuta del Policlinico a cui direttore del dipartimento di Attività integrate, Mario Barbagallo, ha assegnato il compito di creare uno sportello di ascolto per il personale sanitario.

Non ci si abitua alla morte, mai. Neppure se per mestiere si lavora in un reparto come quello di Geriatria dove si cerca di allontanarla, la morte, curando i pazienti anziani. Ed è la coscienza di avere fatto tutto il possibile che rende il distacco terreno di un malato meno pesante agli occhi dei medici, degli infermieri e del personale sanitario che lo ha avuto in cura.

Articoli Correlati

Il dolore dei parenti e al contempo il conforto che ricevono, la prassi dei riti funebri servono anche a incanalare una situazione dolorosa, per quanto possibile, nella normalità della fragile condizione umana.

Il Covid ha stravolto anche questo. Il reparto di Geriatria e neurologia è stato riconvertito in Covid. Ci si è dovuti misurare con una sofferenza nuova, con la solitudine della morte e la disumanità del post mortem. “Ho raccolto il turbamento dei colleghi, segnati nel profondo, hanno bisogno di essere ascoltati”, dice Flora Inzerillo.

Pubblicato il

04 Dicembre 2020, 18:11

Condividi sui social