Cronaca

La morte non fu colpa del medico, ora rischiano i parenti che lo accusano

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05 Gennaio 2024, 07:00

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PALERMO – Il fatto non sussiste. Il giudice ribalta l’accusa, assolve il medico imputato per omicidio colposo e trasmette gli atti alla Procura. I parenti della vittima ora rischiano l’incriminazione per falsa testimonianza.

Pietro Meli, cardiopatico di 55 anni, perse la vita il 4 aprile 2016. Sotto processo c’era Dario Rampulla, il medico del 118 che lo soccorse a casa. Secondo l’accusa si sarebbe limitato a valutare il calo di pressione senza accorgersi che l’uomo, perdendo i sensi, era caduto e si era fratturato l’osso sacro. Il decesso fu causato da un’emorragia interna. Il ricovero avvenne nel pomeriggio del giorno successivo al malore, ma ormai era troppo tardi. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni di carcere.

“Nessuna colpa del medico”

Il legale della difesa, l’avvocato Giuseppe Gerbino, ha sempre sostenuto che le cose erano andate in maniera diversa. Il giudice Alessia Lupo gli ha dato ragione. “A Rampulla sono state fornite informazioni lacunose e non veritiere – si legge nella motivazione – che non hanno consentito al medico intervenuto di poter sospettare la presenza di una frattura ossea a carico del Meli Pietro e poter compiutamente valutare il rischio per la salute in cui incorreva il paziente”. Conclusione: “Nessuna colpa può rinvenirsi nella decisione di Rampulla di non trasferire il paziente presso una struttura ospedaliera”.

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“Versione precostituita”

Sotto accusa finiscono le dichiarazioni dei parenti di Meli. La loro versione viene bollata dal giudice come “non del tutto genuina, esagerata, incoerente, contraddittoria e sovente in contrasto con la logica e le ulteriori emergenze processuali”. Addirittura viene ritenuta “precostituita” in modo da enfatizzare alcuni punti. Ad esempio insistendo sul dolore avvertito dalla vittima (hanno riferito che urlava ‘sto morendo… portatemi in ospedale’) e sottolineando che “furono fornite compiute e dettagliate informazioni ordine alle modalità traumatiche della caduta”.

Sono tante le incoerenze nel racconto. Anche sulla dinamica: “Mentre alcuni familiari hanno riferito che il paziente avesse urtato contro il bidet, altri parenti hanno riferito che lo stesso avesse sbattuto su una lastra di marmo del lavandino“.

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05 Gennaio 2024, 07:00

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