05 Luglio 2018, 18:40
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Nuovi applausi e temi importanti che affondano nelle contraddizioni e nelle più controverse pagine della storia recente, nel terzo giorno del SoleLuna doc festival in corso a Santa Maria dello Spasimo.
Fra i documentari in concorso, di rilievo è il cortometraggio “Solo for one hand” di Pavel Jurda. È la biografia del pianista Otakar Hollmann, ferito al braccio destro in maniera permanente durante la Prima Guerra Mondiale. Molti sono stati i musicisti costretti ad abbandonare la propria carriera a causa delle ferite e delle mutilazioni riportate in guerra, ma non Hollmann. La sua passione per la musica, infatti, ha convinto il compositore Leos Janacek a creare espressamente un brano per pianisti che suonano con il solo braccio sinistro intitolato “Capriccio”, diventato anche un manifesto contro la guerra. “La mano dell’uomo è capace di tutto”, così inizia il corto, rendendo fin da subito la percezione della difficoltà, ma anche della forza. Ed è proprio questo il messaggio che “Solo for one hand” trasmette: la tenacia, la forza di volontà, la passione travalicano ogni difficoltà.
Sempre ieri sera è stato proiettato il lungometraggio in concorso “Los ofendidos” di Marcela Zamora. Durante la guerra civile di El Salvador, il padre della regista e migliaia di altri cittadini furono catturati e torturati dalla Polizia nazionale. Questo documentario si concentra sulla necessità di ricostruire la memoria storica attraverso testimonianze che spiegano i crimini perpetrati durante la guerra civile di El Salvador durante gli anni ’80. Molte storie
Marcela Zamora ha una formazione giornalistica e documentaristica formatasi nella Scuola internazionale di cinema e televisione di Cuba. I suoi film hanno partecipato e sono stati premiati in molti festival internazionali in America del nord e del sud, in Europa e in Asia.
“Los ofendidos – dice l’autrice – deve essere un documentario per riflettere sulla verità. Per essere in grado di perdonare, devi sapere chi perdonare”. Zamora, lungi dal chiedere vendetta, chiede la verità.
In concorso anche “El color del camaleón” di Andrés Lübbert. Questo documentario racconta la storia di Jorge. Durante la dittatura di Pinochet, Jorge diventò uno strumento nelle mani dei servizi segreti cileni che lo obbligarono a lavorare per loro in modo estremamente violento. Riesce infine a scappare dal Cile e giunge in Europa, dove diventa un cameraman di guerra. Suo figlio Andrés fa un ritratto psicologico del padre e insieme scavano nelle profondità di un passato incompiuto.
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05 Luglio 2018, 18:40