Per arrivare a Denise, per spiegare Denise, bisogna partire anche da Angela Celentano, bimba napoletana scomparsa nel 1993. Racconta l’avvocato Giacomo Frazzitta che assiste la mamma di Denise e conosce i genitori di Angela: “Il padre di Angela la sentiva accanto a sè. Sentiva il calore della bimba. La chiamò. E lei non rispose più. Non c’era più”. Frazzitta è un avvocato esperto. Ma dice che questo particolare lo sconvolge sempre, quando lo rammenta.
Basta ripensarla, la stessa scena, con protagonisti diversi. La nonna che chiama Denise, un attimo prima protetta, a giocare in strada. La nonna, Francesca Randazzo, chiama ancora. Denise non risponde più. Denise non c’è più.
E’ un attimo che ti ripassi nella mente e ti strisci dentro, fino a sfondarti. E’ una piccola intercapedine che scava un grande solco. E tu maledici te stesso: la vista che non hai aguzzato, l’orecchio che non hai teso, la mano che non ha cercato prima. La storia di una maledetta scomparsa si riempie di maledettissimi se che l’appesantiscono. Croce e corone di spine, chiodi nel palmo della mano, lance nel costato. Da dove comincia il sangue? Come si blocca l’emorragia? Chi può scagliare la prima pietra? E’ un attimo. E non si capisce. Il momento è in assoluto la cosa più difficile da decifrare. Non comprendi come il minuscolo sconvolga l’immenso. C’era una vita con Denise. C’è una vita in cui Denise non c’è più. Due entità incomparabili. Tra l’una e l’altra il destino che interviene con un battito di ciglia.
Gli uomini, gli avvocati, i giornalisti non se lo spiegano. Non trovano il bandolo della matassa. Come fai a schiarire l’infinito, il profilo del cammello che attraversa la cruna dell’ago? Un attimo fa, Denise era ancora tra noi. Giocava e sorrideva. Un attimo dopo abbiamo soltanto la sua fotografia, nel nodo delle dita che la cercano, senza trovarla.
Ecco perché i siti dei bimbi sperduti – i siti ufficiali delle ricerche – sono colmi di foto fino all’orlo. E’ un’ossessione della quantità, dell’amore sovrabbondante che vorrebbe riempire il vuoto. E non sa.
Venerdì il processo per la scomparsa della bambina riprende. Tra i testi citati c’é anche Francesca Randazzo, madre di Piera Maggio e nonna di Denise, alla quale il giorno della scomparsa – recita l’Ansa – era stata affidata la bambina. Sta male, la nonna, il cuore non batte a dovere.
Eppure, dovrà compiere uno sforzo eroico. Dovrà tentare di ricostruire il “C’era una volta” dell’amatissima nipote e del lupo che la portò via, senza alcun riguardo. Senza nemmeno lasciare un filo di speranza. L’attesa per il lieto fine delle favole che narrano di nonne, lupi e bambine.