18 Giugno 2015, 18:56
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PALERMO – Torturato, dissanguato, schernito dai soldati romani, inchiodato a un palo circondato da gente che urla, che piange. La morte in croce, la fine violenta della vita terrena di un uomo chiamato Gesù. Ė questa la narrazione della “Via Crucis” vista con gli occhi di Fernando Botero, rappresentata con le sue forme dai volumi straripanti e con i colori tipici di uno stilema personalissimo fatto di cromie sgargianti, talvolta irriverenti, che si alternano a tonalità più tenui: “Un soggetto drammatico che tratto con grande riguardo da credente non praticante – dice l’artista colombiano – senza satira e con totale rispetto”.
Unica tappa italiana, la grande mostra di Palermo, intitolata “ VIA CRUCIS la pasión de Cristo”, è stata promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo colombiano di Antioquia. “Accolta sin dal primo giorno con straordinario entusiasmo e lunghe code di visitatori – ricorda Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II – arrivata a quota centomila presenze, è stata prorogata sino al 30 settembre 2015. Protagonista assoluto di questo evento è il pittore e scultore di Medellin, importante centro industriale della parte occidentale della Colombia, che ha mantenuto la promessa fatta agli organizzatori di ritornare in Sicilia “isola che ama visitare” e in particolare nel suo capoluogo, dove nel 1988, aveva presentato il ciclo di opere “La Corrida” al Reale Albergo delle Povere. L’esposizione allestita a Palazzo Reale, nella sala Duca di Montalto – costituita da ben 27 oli su tela di varie dimensioni e 34 disegni a tecnica mista su carta – rappresenta un tema sacro, di grande interesse “almeno fino al sedicesimo secolo, poi pian piano comincia a scomparire, oggi, è inesistente – ha spiegato l’artista – un tema che fa parte di una bellissima tradizione pittorica e che fornisce una riflessione sul dramma della passione e morte di Gesù Cristo”.
Maestro qual è l’opera che l’ha particolarmente emozionata?
“Sono affezionato a tutti i miei dipinti ma di sicuro quello più difficile da realizzare per la composizione è stato Il bacio di Giuda. Non esistono soggetti originali, semplicemente ogni artista affronta in maniera singolare ciò che è stato più volte descritto da altri, inserendo delle note particolari. Molti autori hanno dipinto il proprio ritratto – aggiunge – all’interno dei temi biblici: Masaccio, Pinturicchio, Michelangelo. Io ho indossato il miglior vestito della festa per apparire accanto a Cristo, una piccola figura nell’angolo sinistro, un autoritratto, una firma implicita nello stile degli antichi pittori che cercavano di sfuggire alla scomunica”. Botero, rivela in questo corpo di opere, come la sua arte faccia riferimento ai grandi maestri e ai soggetti del passato: Van Eyck, i primitivi italiani della prima metà del XV secolo, i pittori del primo Rinascimento nord-europeo.
Ha mai pensato di cambiare stile, di cimentarsi in qualcos’altro?
“No, perchè penso che l’arte debba prendere una posizione e difenderla; io sono un’artista figurativo senza vergogna e senza flirtare con altri movimenti. Masaccio è sempre stato Masaccio, Vermeer, sempre Vermeer. L’arte come la politica deve essere chiara, nasce da una riflessione e richiede coerenza”.
Lei ha dipinto la Corrida, la Via Crucis, il Circo, la tortura ad Abu Ghraib, la violenza in Colombia, cosa la ispira in questo periodo?
“Per un artista non è automatico interessarsi a fenomeni sociali come può essere per un giornalista. Un artista ha i suoi tempi, una sensibilità e delle esigenze che possono essere diverse dai fatti e dai tempi della cronaca. Certo però, non si può restare insensibili di fronte alla povertà dilagante, al degrado ambientale che coinvolge i poveri e i popoli più sfortunati, Apprezzo molto Papa Francesco. Sono entusiasta di lui, che lotta contro le disuguaglianze, il capitalismo selvaggio, la corruzione”.
Come dovrebbe essere affrontato il fenomeno tragico dei flussi migratori?
“Gli sbarchi, le quotidiane morti nel mar Mediterraneo sono una tragedia epocale, la soluzione che deve essere trovata senza ipocrisie, potrebbe essere un colossale piano Marshall europeo”.
Il prossimo appuntamento con Botero sarà a Seul il 10 luglio, con una antologica che presenterà circa novanta opere, mentre il 27 giugno, inaugurerà al Palazzo Comunale di Spoleto, una mostra con quarantotto sculture in gesso provenienti dalla sua collezione privata e illustrerà il manifesto ufficiale del 58° Festival dei due Mondi.
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18 Giugno 2015, 18:56