La pistola, la fuga e il sangue| La violenza esplode a Ballarò

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07 Aprile 2016, 19:30

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PALERMO – Il racconto del pomeriggio di follia e violenza si condensa nelle dodici pagine con le quali il giudice ha convalidato il fermo e tenuto in carcere Emanuele Rubino, l’uomo che ha sparato alla testa di Yusupha Susso, il giovane gambiano di 21 anni, vivo per miracolo.

La follia esplode di pomeriggio
Sono le 18.30 del 2 aprile scorso. La centrale operativa della polizia lancia l’allarme. C’è una lite in via San Giosafat, a due passi da via Maqueda. Subito dopo, un nuovo lancio: “Colpi di arma da fuoco in via Fiume”. Intervengono due volanti. C’è un uomo per terra. È stato raggiunto alla testa da un colpo di pistola. Con un’ambulanza viene trasportato all’ospedale Civico. Si tratta di Yusupha Susso.

Vivo per miracolo
I sanitari annotano che “il proiettile veniva deviato dalla scatola cranica senza penetrare all’interno, ma causando comunque un ematoma sub-aracnoideo”. Yus resterà alcuni giorni in coma farmacologico.

L’aggressione
Assieme a Yusupha ci sono tre extracomunitari. Le loro testimonianze sono decisive per identificare l’uomo che ha fatto fuoco. Tutto è iniziato quando “un uomo a bordo di un ciclomotore ha urtato il mio amico. Abbiamo chiesto spiegazioni. Per risposta l’uomo ha detto voi siete tre e io uno, ora vado a chiamare gli amici miei. Siamo stati accerchiati da un gruppo di uomini italiani. Uno di questi colpiva con un pugno il mio amico, un altro mi dava uno schiaffo. Uno si allontanava in una via vicina e dopo stava correndo verso di noi impugnando una pistola. Stavamo scappando. Esplodeva un colpo in direzione dei mie amici”.

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Il video della scuola
Gli agenti della Mobile recuperano le immagini della telecamera di video sorveglianza dell’Istituto comprensivo madre Teresa di Calcutta. Sono le immagini che immortalano Rubino mentre assiste alla lite senza intervenire, si sposta in via Case nuove dove recupererà la pistola e infine rientra nell’inquadratura: cammina armato in via Maqueda. Di lui il Gip Fernando Sestito, che ha convalidato il fermo disposto dal pm Sergio Demontis, scrive: “La pericolosità e il suo ruolo nelle gerarchie criminali all’interno del quartiere si denotano anche dal fatto che in pochi secondi si procura una pistola, cammina arato senza mostrare alcuna preoccupazione per la presenza di numerose persone che alla vista di un uomo armato fuggono”.

La fuga
I poliziotti si mettono sulle tracce di Rubino. Non c’è traccia nei luoghi che frequenta. Poi, all’improvviso, lo incrociano al volante di una Smart in via Maqueda. Rubino tenta la fuga in direzione via Trieste, poi via Fiume, via Parrocchia dei Tartari, via della Pergole, fino a quando vine bloccato in via San Giosafat.

Ecco perché deve stare in cella
La gravità del fatto, il video, il colpo esploso ad altezza d’uomo, la tentata fuga: sono tutti elementi che rendono necessario l’arresto.

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07 Aprile 2016, 19:30

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