12 Febbraio 2013, 19:54
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Via D’Amelio merita un cartello di divieto d’accesso, o di zona rimozione. Non fu malauguratamente approntato quando Paolo Borsellino era in vita, per proteggere lui e la sua scorta. Ora si rende necessario. Idealmente c’è già scritto: qui la politica non entri. Nemmeno per sbaglio, nemmeno di passaggio. Anche con le migliori intenzioni, le parole della nostra politica guelfoghibellina, cortigiana, partigiana e cattiva disonorerebbero (se non hanno già disonorato) un luogo che appartiene a tutti. Siamo sotto campagna elettorale.
Non crediamo ai santuari. Non cediamo alla retorica, all’eccesso antimafioso di chi vorrebbe congelare i posti indimenticabili che hanno fatto il sangue e la storia. Non pensiamo che le ferite che ci raccontano le stragi, i morti e il dolore – quando siano fisicamente trasportabili – debbano essere rinchiuse in un museo di teche cristallizzate, a uso e consumo della scolaresche e dell’agiografia. Via D’Amelio è un crocevia vivo di pensieri e di emozioni, come la Croma di Giovanni Falcone, come il bigliettino che Francesca Morvillo scrisse al suo uomo per dire: “ti amo”, come le sigarette di Paolo Borsellino e lo sguardo dell’autista Antonio Vullo che le vide accendersi e spegnersi per l’ultima volta. Memoria è ciò che si tiene tra le mani, a portata di cervello e di cuore. Ciò che si può ancora masticare, digerire, amare. Il ricordo è calore, non condensa gelata. Ma nelle fermate quotidiane dell’affetto che non cede al tempo, non c’è riparo per la politica che divide, come sapeva e insegnava don Sturzo.
La questione alla base del contendere è nota: domenica prossima, in via D’Amelio, ci sarà una iniziativa partitica di Fli, con la probabile partecipazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Ha chiarito inequivocabilmente Rita Borsellino: “ Mi preme smentire che ci sia un assenso in qualsiasi forma da parte della famiglia Borsellino: non spetta a noi darlo o negarlo. Mi chiedo soprattutto se sia opportuno che un partito faccia un’iniziativa pubblica in via D’Amelio proprio nel pieno della campagna elettorale, fatto che creerebbe un precedente”. Salvatore Borsellino si è unito al commento.
Se non bastasse, abbiamo il dovere di dirlo chiaramente: per iniziativa spontanea dei responsabili sarebbe meglio revocare il comizio di via D’Amelio ed evitare l’appropriazione indebita reiterata dei nostri umanissimi martiri, operata trasversalmente da destra e da sinistra. Sarebbe un segno apprezzabile. E chi, nel suo ruolo politico-istituzionale, sente il bisogno di onorare Paolo Borsellino, si rechi di notte, non visto, a deporre un fiore.
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12 Febbraio 2013, 19:54