04 Novembre 2010, 08:53
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Da ieri la politica siciliana – con l’aiuto del cerusico, del glottologo e dell’indovino – si interroga sulla profezia del procuratore D’Agata. La trovate altrove, se avrete voglia di leggerla, perché è noioso perfino riportarla. Un bizantinismo partorito dal codice, un’equazione complicatissima con due certezze: Raffaele Lombardo è indagato, a dispetto delle smentite. Al momento non c’è nulla per procedere, per afferrare per le corna il toro insidioso dell’iniziativa “processuale”. Una volta smaltito l’interrogativo, la politica siciliana – dando ancora una prova altissima di sé – ha scelto l’unica strada sbagliata, il cammino facile dell’omertà.
Si poteva dire così. Ci sono le indagini, ma le stesse rappresentano un elemento di garanzia perché nulla di davvero rilevante è fin qui emerso a carico del presidente (e lo hanno detto solo i diretti interessati, troppo poco). Dunque, l’inchiesta ne rafforza il fulgido incedere riformista e purificatore. Si poteva dire pure così. Bè, però ci sono comunque delle indagini che vanno avanti. C’è un’inchiesta con intercettazioni, voci, documenti e affari, che getta un’ombra. Non sarebbe il caso di discuterne insieme? Non sarebbe il caso di chiedersi se per disgrazia la figura del governatore ne risulti azzoppata, manomessa, fragile? Tesi entrambe legittime e logiche.
Niente, invece. I comunicati sfolgorano di belle parole altrettanto inutili. Gli onorevoli da noi sentiti hanno farfugliato qualcosa, senza volere prendere posizione sul punto. Ed è un punto di domanda bello grosso quello che riguarda il governatore e l’inchiesta di Catania. Più si farà finta di eluderlo, più risulterà ineludibile. Ma poi questi politici non finiscono di stupire. Si arrabbiano se la magistratura funge da “supplente”, se invade il campo. Però a domanda non rispondono, quando dovrebbero. E si nascondono come gattini ciechi sotto la prima gonna disponibile, dietro l’oscura quartina del procuratore di turno.
Tra i silenziosi spiccano quelli del Pd. Maria Teresa Meli in un’analisi sul Corriere si chiede pressapoco: cosa aspetta il Pd a staccare la spina? E’ una bella domanda che considera gli evidenti malumori della base del partito – scrive Maria Teresa Meli in sintesi – rafforzati al cospetto di un’indagine che è stata confermata. Già, cosa farà il Pd? Uno può tranquillamente spiegare perché sì o perché no. Chi se la sente di rompere – per un verso o un altro – il muro dell’omertà?
Ps. Il Pd ha finalmente risposto.
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04 Novembre 2010, 08:53