03 Giugno 2022, 05:44
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PALERMO – “La procreazione medicalmente assistita in Sicilia è un lusso per pochi”. Così esordisce Giuliana, il nome è di fantasia, nel raccontare la sua ricerca di un figlio alle soglie dei quarant’anni. Quando, insieme al compagno, ha scoperto di avere problemi di fertilità si è subito rivolta a diversi centri pubblici e privati dell’isola, solo per scoprire che il sogno di avere un bambino era assai lontano: “Il nostro sconforto è cresciuto quando ci siamo resi conto che non avevamo la possibilità economica per sottoporci alle cure perché troppo costose”.
Il solo ticket per accedere alla PMA infatti, in Sicilia si aggira intorno ai 3 mila euro. A questa cifra bisogna poi aggiungere le tariffe per visite, monitoraggi, esami, medicine. Così si arriva facilmente a sforare i 5 mila euro per un’unica procedura, “ed è chiaro che spesso un tentativo non basta”.
Quella di Giuliana è la storia di centinaia di coppie siciliane che fino a qualche settimana fa riuscivano ad aggirare il problema dei costi migrando verso le regioni del nord Italia perché altrove le tariffe sono molto più basse: “Abbiamo pensato di spostarci in Lombardia, dove il costo del ticket è di appena 36 euro – racconta – ma proprio quando eravamo pronti a partire siamo stati fermati dalla notizia che la regione siciliana non copre questo tipo di percorso”.
Una circolare dell’assessorato alla Salute dello scorso 9 maggio, infatti, diffida i medici di base dal rilasciare nulla osta per la mobilità sanitaria verso altre regioni in quanto questo tipo di metodiche non possono essere oggetto di compensazione interregionale. Il motivo è che, sebbene le tecniche di PMA siano state inserite nei livelli essenziali di assistenza già dal 2017, il ministero della Salute non ha ancora pubblicato le tariffe da corrispondere e pertanto la procreazione medicalmente assistita non rientra ancora di fatto fra le prestazioni convenzionate con il SSN. Inoltre la sanità regionale siciliana è vincolata dal piano di rientro nazionale imposto dal ministero e non può quindi finanziare la mobilità dei propri cittadini per la PMA verso altri sistemi sanitari.
E così, decine di coppie che avevano iniziato il proprio percorso alla ricerca di un figlio sono state bloccate dai costi insormontabili. C’è chi si è ritrovato in una situazione paradossale, come Chiara, con degli embrioni crioconservati in una struttura lombarda che attendono solo di essere impiantati. “Lì potrebbe esserci il mio bambino e invece sono bloccata qui perché non ho la possibilità economica di affrontare la spesa per un altro tentativo né di fare trasferire le blastocisti in Sicilia”.
Intanto, pochi giorni fa, dopo un lungo tavolo tecnico è arrivato l’ok del ministero della Salute che dovrebbe uniformare i costi sul territorio nazionale ma per l’entrata in vigore bisognerà aspettare la definizione delle tariffe, forse entro l’estate. “Il tempo passa e noi questo tempo non lo abbiamo – dice Marta, un’altra donna con problemi di infertilità – perché a quarant’anni la possibilità di fare dei tentativi si riduce e si riducono anche le possibilità di un esito positivo. Non è possibile – conclude – che una coppia si veda negare un diritto solo perché abita nel posto sbagliato”.
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03 Giugno 2022, 05:44
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