08 Ottobre 2009, 15:00
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La procura di Palermo ha chiesto il fallimento dell’Amia, l’ex municipalizzata trasformata in Spa di cui è proprietario al 100% il Comune di Palermo, che gestisce la raccolta dei rifiuti nel capoluogo. L’istanza è stata appena depositata alla cancelleria del tribunale fallimentare ed è firmata dal pm Carlo Mazella e dal procuratore Francesco Messineo. I magistrati hanno accertato che al 31 dicembre del 2008 l’azienda aveva debiti per 180 milioni di euro con banche, con il fisco e con decine di fornitori privati, debiti che in 10 mesi sono lievitati di molto. L’enorme buco dell’Amia è emerso dall’indagine della Guardia di finanza che avrebbe accertato due episodi di falso in bilancio commessi dagli ex vertici dell’Amia. Per gli episodi di falso la procura ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio, tra gli altri, dell’ex presidente, il senatore del Pdl Vincenzo Galioto, e degli ex componenti del cda. L’ex direttore generale Orazio Colimberti, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio e false comunicazioni sociali, si è dimesso.
Inchieste e debiti. L’Amia nel ciclone
L’Amia, azienda municipalizzata igiene ambientale perde, secondo gli ultimi dati, oltre due milioni di euro al mese. Alcuni giorni fa una sentenza del Tar ha bocciato l’aumento del 75 per cento della Tarsu, la tassa sui rifiuti, varato dalla giunta guidata da Diego Cammarata nel 2006. Un nuovo tentativo di aumento è stato bloccato dal consiglio comunale pochi mesi fa. Sui dirigenti dell’azienda sono state aperte due inchieste una per truffa, l’altra per due ipotesi di falso in bilancio per quasi 61 milioni di euro. Per quest’ultima i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’ex presidente e senatore del Pdl, Enzo Galioto, dell’ex direttore generale Orazio Colimberti e di altri undici amministratori. Avrebbero attestato plusvalenze inesistenti per gonfiare il bilancio e avere diritto a compensi più alti. Indagini sono in corso anche su un terzo filone di indagine: quello sugli appalti irregolari. Scalpore hanno fatto le denucne del Pd sul fatto che l’Amia, nel 2006 già in dissesto, avrebbe sponsorizzato gare di motoscafi off- shore a Dubai e i suoi ex amministratori avrebbero speso centinaia di migliaia di euro in alcuni paesi arabi del Golfo per partecipare a gare di appalto pur senza averne i requisiti. A dare il via all’inchiesta per truffa sono stati alcuni cittadini che protestavano per l’immondizia davanti alle case. I carabinieri del Noe hanno accertato che dietro la mancata raccolta c’era semplicemente l’assenza dal lavoro degli spazzini, che attestavano di avere svolto un servizio, in realtà mai effettuato. Un accumulo di rifiuti che, anche ieri notte, provoca incendi di cassonetti e blocchi stradali da parte di cittadini esasperati.
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08 Ottobre 2009, 15:00