16 Luglio 2013, 08:38
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Ho letto della proiezione dei simboli del gay Pride sulla facciata della cattedrale di Palermo durante la sfilata del carro di Santa Rosalia per il “Cassaro”. Superato l’iniziale sgomento, speranzoso che tale proiezione non fosse autorizzata dalla Curia palermitana, ho cercato di mettere insieme alcune riflessioni, che traggono argomento anche dalla contrapposta visione dei fatti di due uomini, don Fabrizio Moscato, segretario del Cardinale di Palermo Paolo Romeo, e Fabio Giambrone, assessore comunale di Palermo e uomo ombra del sindaco Orlando, che rappresentano due realtà che, a detta di Giambrone, hanno “un rapporto straordinario”.
Partendo dal presupposto che rispetto la libertà sessuale di ciascuno e che, a maggior ragione, disprezzo l’omofobia, che non fa parte della mia cifra culturale e intellettuale, mi chiedo quale sia il senso di tutto ciò e, soprattutto, se gli accadimenti delle ultime settimane a Palermo, dal gay Pride alla notte della “Santuzza”, non abbiano fatto perdere a molti la corretta “consecutio” che deve regolare il rapporto tra causa ed effetti.
Vengo e mi spiego. Il sindaco Orlando rappresenta oggi, a mio parere, l’esempio più fulgido di quel relativismo comportamentale combattuto dalla Chiesa di Papa Francesco e che genera, più di ogni altro, confusione e sbandamento nell’opinione pubblica. Cosa intendo: può Orlando recarsi un giorno in visita dal nuovo Papa argentino per la festa delle famiglie, quelle formate da un uomo e una donna che generano dei figli, onorarlo con un inchino e un inginocchiata e il giorno dopo aprire fieramente il gay Pride, dichiarando Palermo “capitale dell’orgoglio omosex”? Può, ci mancherebbe, ma questo è relativismo morale, è tifare insieme per il Palermo e per il Catania, per il Milan e per l’Inter! Bene che vada si genera confusione nella pubblica opinione oppure, e credo sia questa la volontà vera, si interpreta quel modo di pensare che annacqua ogni principio e lo rende, dunque, RELATIVO.
Ma Leoluca Orlando non è lo stesso sindaco che celebrò a Palermo il primo matrimonio gay? Non è lo stesso del ’93? La risposta è sì. Se è vero, allora, come sostiene più di qualche bene informato,che la gerarchia ecclesiale ha votato Orlando, (i rapporti straordinari di cui parla Giambrone fra l’altro) forse lo ha fatto perchè era convinta che nello scorcio della maturità dell’uomo Orlando, egli avrebbe cambiato i suoi valori di riferimento? Orlando è da sempre impegnato a favore delle unioni civili e in tanti, tra coloro che gli sono piu’ vicini, sono dichiaratamente favorevoli alle adozioni per le coppie omosessuali. Tutti lo sappiamo. Possibile che la gerarchia ecclesiastica a Palermo non ne fosse a conoscenza? E d’altro canto, è possibile, per tornare al relativismo, parlare di libertà, quella degli omosessuali, sacrosanta, senza dire della prevaricazione sul più debole, il minore adottato che non può decidere liberamente quale tipo di famiglia vuole, qualora passassero le adozione per le coppie omosex.
E ancora, alle elezioni regionali i cattolici in Sicilia per chi hanno votato? Forse perchè ero in competizione, non mi pare di avere ascoltato appelli da parte del mondo cattolico più impegnato in favore di un candidato, Musumeci, che vive un determinato stile di vita e contro un altro candidato, Crocetta, poi risultato legittimamente eletto presidente della Regione, che pratica uno stile di vita differente, credo meno affine ai principi della dottrina della Chiesa. Certo, mi si dirà che venuto meno il muro di Berlino e finita la Democrazia cristiana, i cattolici sono ormai dispersi in tutti i partiti e in tutte le latitudini. Ma basta dirsi cattolici per acquietare la propria coscienza o forse non è arrivato il momento di riguadagnare, sopratutto per chi “fa il futuro”, più sobrietà, meno confusione e, dunque, più certezza nei princìpi e nelle scelte? Per notizia, io sono andato da Papa Francesco alla festa della famiglia. Non sono andato e non andrò al gay Pride.
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16 Luglio 2013, 08:38