22 Dicembre 2010, 12:16
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Ma perché mettete otto ragazzi imbavagliati con i caschi davanti al corteo, scusa? La ragazza, leader del movimento studentesco, mastica la gomma e sputacchia: “Perché così se c’è un ostacolo noi lo sfondiamo”. Poi, accende un fumogeno. E allora ci dispiace – cari studenti – avete già perso. La sconfitta non sta soltanto nell’esibizione della violenza inverata. Aprire un corteo pacifico con un manipolo di teneri energumeni corazzati per lo scontro metropolitano è un gesto che odora di paura. E’ una pistola caricata a salve. E’ un muro che sa di scontro preventivo, di intolleranza. Per la generazione che altrove marcia con i versi dei poeti sui cartoncini colorati è quasi un’ammissione di impotenza, l’incapacità di essere diversi sul serio. Lo vedremo più tardi, con la guerriglia alla Regione.
Ma piazza Politeama, luogo del raduno, è ancora un presagio di colori e protesta pacifica alle nove del mattino. Un universitario di Scienze della Formazione afferra un altoparlante: “No alla violenza, no alle occupazioni dei violenti. A Roma, un giovane è stato colpito da un altro giovane con un casco. Non deve accadere mai più. Lasciamo i facinorosi fuori dalle nostre rivendicazioni”. Il più felice è “Bordello”, nome d’arte di un vecchietto che si presenta a ogni manifestazione, o promettente sommossa popolare, con il suo carico di fischietti. Oggi è un giorno di magra, di solito riesce a sbarcare il lunario.
Sì, è un mercoledì colorato di facce pulite che si apprestano al corteo. Quelli che si consumano sui libri e quelli che giocano a pallone. Insieme. Le api industriose accanto ai ciuchini. Un biondino distribuisce disegni satirici. C’è una specie di prostituta a carboncino nero che agita la bocca: “Sono la figlia di Mubarak”, recita il fumetto. Non era la nipote? “Vabbè – abbozza lui – è lo stesso”. Cosa vogliono i ragazzi? Opinione di chi scrive: non ce l’hanno tanto o esclusivamente con la ministra Gelmini. Ce l’hanno di più con gli adulti, con noi. Non vogliono diventare adulti, semplicemente. E’ l’isola dell’adolescenza che c’è, con la baionetta degli occhi puliti e pieni di poeti, sul Carso dell’età a combattere contro il mondo di cui non desiderano essere mosaici, perché gli appare grigio e brutto. Una sfida consueta, con qualche ragione in più. Il pianeta dei grandi non offre lavoro, né amore, né garanzie. E’ il regno di Ruby e dei suoi puttanieri.
Il corteo parte. Slogan normali contro Berlusconi e la Gelmini. La falange con i caschi si muove con falcata decisa. Alcuni negozi calano le saracinesche al transito della testuggine luccicante al poco sole. I commenti dei passanti non sono benevoli. Uno dice: “Anche io facevo i cortei. Però mica mi conciavo così. Perché provocano?”. Blocco del traffico a Palazzo delle Aquile. Tutto tranquillo. Telefonata al collega cronista Andrea Tuttoilmondo. “D’ora in poi segui tu?”. “Sì, com’è la situazione?”. “Normale”. Il tempo di tornare in redazione. Andrea chiama allarmato e trasmette un resoconto libanese. Racconta scene di guerriglia urbana. I colori dolci della giornata muoiono nella malinconia, nella bile. Manganelli. Pietre. Bottiglie. Cassonetti incendiati. Fine dei buoni presagi.
Ragazzi, che peccato mortale. La vostra isola che c’è, che c’era – la vostra isola di risate giovanili e ideali – si è già smarrita nella fiamma dei fumogeni. Non c’è più. Avete perso, ragazzi. I poeti non abiteranno mai più nei vostri occhi. Siete diventati violenti come un qualsiasi adulto disperato e violento, con un po’ di furbizia in meno, perché i grandi usano la cattiveria da killer spietati, senza farsi nemmeno manganellare. Benvenuti, ragazzi, avete strappato da soli la vostra carta d’identità. Ora siete come noi.
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22 Dicembre 2010, 12:16