La Regione dice addio | agli enti di Formazione

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18 Novembre 2011, 16:35

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Tra le pieghe del bilancio di previsione 2012, c’è un campo desolatamente vuoto. Riguarda il capitolo di spesa relativo al finanziamento dei corsi di formazione professionale. Zero euro. Tanto la Regione (non) spenderà per quello che era, fino all’anno scorso, un settore fortemente irrorato dalle casse pubbliche. Quasi 430 milioni sono stati spesi dalla Regione, infatti, tra il 2010 (190 mila euro) e il 2011 (236.815 euro). Nel 2012, invece, quella casella resterà “bianca”, dopo la decisione dell’esecutivo regionale di “spostare” il peso degli enti di formazione interamente sui fondi europei.
Viene sancita così, di fatto, la “morte” della legge 24 del 1976: la norma, che da 35 anni appunto regolava i finanziamenti regionali agli enti accreditati. Tra i soldi destinati al personale degli enti di formazione nel 2012, così, rimane solo quello del cosiddetto “fondo di garanzia”, un ammortizzatore utile per contenere gli effetti della mobilità massiccia alla quale hanno fatto ricorso molte associazioni: un milione finora la cifra prevista per il momento. In Finanziaria, poi, si cercherà di inserire un’ulteriore somma di 5,5 milioni.

Ma i dubbi e le preoccupazioni, dietro a questa scelta dell’esecutivo, non sono pochi. “Appare necessario – si legge infatti in una relazione della commissione Bilancio dell’Ars – che il governo chiarisca le modalità di finanziamento del settore e in particolare se sia possibile, anche dal punto di vista amministrativo, consentire l’avvio dei corsi e procedere al relativo finanziamento attingendo esclusivamente alle risorse del Fse (fondo sociale europeo)”. La questione non è secondaria, ed è stata sollevata anche ieri in commissione bilancio, durante l’audizione dei rappresentanti delle sezioni riunite della Corte dei conti, dal deputato dell’Udc Nino Dina, che ha paventato il rischio di andare incontro a una vera e propria opera di “macelleria sociale”: “Dobbiamo verificare – ha detto Dina – la possibilità di contemperare lo spostamento della spesa della Formazione sui fondi europei con le tutele che erano garantite dalla legge 24 del 1976”. Una legge che garantiva, ai dipendenti, alcuni strumenti come il diritto alla malattia o alla maternità, non previsti dai bandi europei.

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Precisazione raccolta dall’intera commissione, che nella propria relazione ha scritto: “Appare necessario valutare la compatibilità di un utilizzo di risorse comunitarie con le previsioni della legge regionale 24 del ’76 che individua una serie di criteri per la scelta degli enti di formazione cui concedere i contributi regionali”. Insomma, appare necessario capire se è proprio il caso di “uccidere” quella legge che finora ha nutrito il mondo della formazione professionale siciliana.

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18 Novembre 2011, 16:35

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