03 Dicembre 2022, 05:44
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PALERMO – Il governo regionale con il fiato sospeso in attesa del giudizio della Corte dei Conti. Sotto la lente di ingrandimento dei giudici contabili ci sono le spese della Regione che ammontano a circa un miliardo di euro. Dal segno del giudizio di parifica, fissato per oggi dipenderà l’azione di manovra del governo (a partire dal rendiconto 2021). In caso di bocciatura l’esecutivo dovrebbe correre ai ripari in tempi strettissimi per recuperare oltre un miliardo di euro.
I vertici della maggioranza, Renato Schifani e Marco Falcone in primis, si dicono tuttavia fiduciosi confermando la sensazione già esternata nel corso dell’udienza di pre-parifica quado hanno presentato i chiarimenti e le necessarie controdeduzioni sui rilievi mossi a proposito del rendiconto 2020 della Regione. Sulla base di quel documento sono state effettuate le spese “incriminate”.
A destare perplessità è la modalità utilizzata per coprire il disavanzo del 2018 cioè attraverso una rateizzazione spalmata su dieci anni invece che su tre in forza a un accordo con lo Stato centrale sottoscritto però – secondo l’accusa- fuori tempo massimo (nel 2021).
L’accordo consentì alla Regione di vincolate 461 milioni di euro a fronte di una rata complessiva di 1,3 miliardi. Per i magistrati, invece, la rateizzazione decennale non avrebbe potuto trovare applicazione negli esercizi 2019 e 2020 perché l’accordo viene siglato nel 2012.
Tra le contestazioni della Corte c’è anche il finanziamento delle autolinee pubbliche e private che prendono le mosse a una legge poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Insomma, lo stato di salute delle casse regionali tiene banco e il rischio di blocco dell’azione di governo è un’ipotesi da fare tremare le vene ai polsi. C’è poi un nodo tutto politico: le spese finite sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti sono legate alla scorsa gestione targata Nello Musumeci e Gaetano Armao.
Un pollice verso da parte dei giudici riaprirebbe il vaso di Pandora, in realtà mai del tutto sigillato, delle dure accuse mosse da parte di chi negli ultimi anni ha portato avanti la baracca dell’opposizione all’esterno (Cateno De Luca) e all’interno (Gianfranco Miccichè) della maggioranza.
E la “continuità con il governo precedente” rivendicata (seppure in modo soft) in aula dal Presidente Schifani si rivelerebbe un boomerang.
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03 Dicembre 2022, 05:44