27 Marzo 2024, 19:02
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PALERMO – Sono soltanto cinque le norme del Collegato alla Finanziaria regionale impugnate dal governo Meloni. La certezza rispetto al buon esito delle trattative tra la giunta Schifani e l’Esecutivo nazionale si è avuta soltanto con l’ultima riunione del Consiglio dei ministri. Salva la gran parte delle trenta norme che erano finite sotto la lente d’ingrandimento del Mef, su un ddl che ne contava 140.
In via Venti Settembre avevano acceso i riflettori su un pacchetto di norme dal valore di circa ottanta milioni di euro, approvate dal Parlamento regionale in combinato disposto con la Finanziaria. Confermato l’annuncio fatto da Schifani all’Ars: ok in extremis alla norma che prevede l’assunzione nella pubblica amministrazione delle donne vittime di violenza, oltre che dei loro figli. “Servirà soltanto una piccola modifica di legge”, ha spiegato il governatore in riferimento a un passaggio dell’articolo, il 118, nel quale si fa esplicito riferimento allo “sfregio permanente del viso” come condizione per ottenere il posto di lavoro: una specifica che salterà.
Salvo anche l’articolo che stanzia quasi due milioni di euro per il 2024 da destinare a interventi di prevenzione e contrasto al crack. Superati i dubbi del Mef anche per quanto riguarda i 4,2 milioni di euro di ricapitalizzazione per Airgest, la società che gestisce l’aeroporto di Trapani, e l’iniezione da 800mila per la Partecipata regionale Sicilia Digitale che è guidata da Francesco Cascio. Su Airgest Schifani ha spiegato che non si tratta di una ricapitalizzazione per perdite ma di un investimento per accompagnare la crescita dello scalo trapanese.
Semaforo verde anche la norma del Collegato che crea un Cancer Center a Catania, presso l’ospedale Garibaldi, e soprattutto all’articolo 42: si tratta della norma studiata per scongiurare la fuga dei medici dagli ospedali di periferia che non ricadono nelle tre Città metropolitane. La norma prevede un incentivo straordinario che può arrivare fino a 18mila euro lordi all’anno “per garantire la funzionalità dei presidi ospedalieri con maggiore carenze d’organico”. Anche questo articolo, però, dovrà essere riscritto trasformando gli incentivi in indennità per spese di trasporto e alloggio.
Il governo regionale è riuscito a salvare anche le norme di sostegno all’agricoltura e alla zootecnia, contenute negli articoli 86 e 87. In ballo c’erano 12,5 milioni di euro annui nel biennio 2024-2025 per la lotta alla ‘Plasmopara viticola’, che causa la peronospora, autentico incubo dei viticultori. Ok anche al fondo di garanzia da cinque milioni di euro per il 2024, presso l’Irfis, che consentirà alle imprese agricole e zootecniche di accedere alle anticipazioni finanziarie rispetto ai contributi comunitari ottenuti. Salvi anche i 13 milioni di euro per gli interventi di edilizia residenziale universitaria.
Scure del governo, invece, sul comma 2 dell’articolo 49 che prevedeva aumenti del 2% per i centri di emodialisi. Passa l’incremento del 7% delle rette sanitarie per le Rsa a valere sui fondi del Servizio sanitario regionale, anche se il dipartimento Affari regionali sottolinea come siano “ignoti i criteri di calcolo utilizzati” per definire l’aumento. Stoppati anche gli aumenti per i Cda di enti e società pubbliche, così come l’estensione fino al 2026 della disciplina dell’extrabudget che era stata messa in campo durante la pandemia per sostenere le strutture specialistiche accreditate con il Servizio sanitario regionale. Secondo il dipartimento Affari regionali la norma, contenuta all’articolo 71, “genera criticità” perché in contrasto con il Piano di rientro sanitario e perché genererebbe un incremento di costi “non quantificato e non compatibile con l’equilibrio economico sanitario della Regione”. Lo stesso articolo prevedeva il riconoscimento annuale per le Rsa accreditate di una “parte fissa di spese connesse al personale”. Risorse che le Asp avrebbero dovuto erogare “in proporzione ai posti letto accreditati”, e non ai ricoveri reali. Anche in questo caso il dipartimento ricorda che la Sicilia è sottoposta a un piano di rientro sanitario che, in questo modo, verrebbe pregiudicato.
Non c’è spazio neanche per il contestato articolo 138 del Collegato alla Finanziaria. La norma puntava ad aumentare del 15% i limiti di spesa delle Asp per il personale sanitario nelle case e negli ospedali di comunità ideati con il Pnrr. Il dipartimento ricorda che l’assistenza territoriale è stata già potenziata dallo Stato e che l’ampliamento delle piante organiche è legato a “specifici parametri di spesa”. Roma, infine, ha bloccato anche l’articolo 83. La norma prevedeva un ombrello per le spese legali dei dirigenti regionali chiamati al ruolo di commissari straordinari e commissari liquidatori degli Ato. nessuna quantificazione per quegli oneri, quindi la norma viola il principio di copertura finanziaria delle leggi di spesa.
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27 Marzo 2024, 19:02