La Regione vara il piano turistico | “Ma è già superato, va riscritto”

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03 Giugno 2020, 06:02

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PALERMO – Il concetto viene ribadito ormai da giorni: secondo il governo regionale, la macchina del turismo in Sicilia è pronta a ripartire. Mentre l’esecutivo Conte negoziava coi governatori di tutta Italia nella ‘battaglia’ per lʼapertura dei confini regionali, la giunta Musumeci ha varato il “Programma triennale e piano operativo annuale di sviluppo turistico” che interesserà l’Isola. Un programma che però, già a partire dal nome stesso, porta con sé diversi “ma”.

Il primo riguarda le tempistiche: la delibera della giunta regionale risale a pochi giorni fa, ma il piano turistico è stato redatto a febbraio e cioè prima del catastrofico impatto del coronavirus sul nostro Paese. Lo evidenzia anche la delibera stessa, nella quale fra le altre cose si legge che il 20 febbraio il governo ha trasmesso il programma all’Ars per un parere della commissione Cultura, Formazione e Lavoro; il parere effettivamente non è mai arrivato, né entro i termini canonici previsti dalla legge, né entro i 20 giorni di proroga concessi dall’Assemblea regionale per rimediare ai disagi della chiusura forzata di Palazzo dei Normanni.

Il parlamento siciliano ha affrontato la questione per l’ultima volta il 3 marzo, a un passo dal lockdown; in un’udienza “la commissione Cultura, Formazione e Lavoro, ma anche tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, avevano chiesto all’assessore al Turismo Manlio Messina di riscrivere il piano tutti insieme una volta ottenute le previsioni delle associazioni di categoria”. Lo afferma Luca Sammartino, deputato regionale e presidente di quella commissione. “Le associazioni del settore turistico erano state convocate il martedì successivo – precisa il parlamentare di Italia viva – ma l’incontro non è avvenuto perché è arrivato il lockdown. Da quel momento le associazioni di categoria non sono state mai più ricevute ufficialmente, il che ci sembra inopportuno dato che proprio loro avevano chiesto a gran voce la prima audizione del 3 marzo e che tutte le forze politiche avevano riconosciuto l’importanza di ascoltarle”.

Ma il piano è già realtà. La strategia varata per i prossimi tre anni è trasversale e interessa l’intero comparto turistico, dalle professionalità che vi operano alla promozione, passando per lo sport, il cinema, la digitalizzazione e tanto altro. Nel documento vengono affrontati ambiti come il crocierismo, il cineturismo e i festival legati al mondo della musica, o ancora l’innovazione digitale per offrire al turista sempre più servizi integrati, e una più accorta classificazione delle strutture ricettive per evitare che i ‘furbetti’ facciano abbassare l’asticella della qualità complessiva. Salta all’occhio però come gli incoraggianti dati a corredo del programma stridano con la realtà a cui il coronavirus ha dato seguito, così come il fatto che molte aree tematiche trattate nel piano siano ancora nel pieno di una fase in cui fare delle stime appare un’utopia. 

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Lo conferma Nico Torrisi, presidente di Federalberghi Sicilia: “il piano va sicuramente rivisto alla luce di quanto accaduto. Sottolineo che il rapporto con l’assessore Messina è continuo, quasi quotidiano; dall’altro lato purtroppo noi operatori del settore dobbiamo riconoscere che il nostro contributo appare ancor più importante, dato che parliamo di un periodo senza precedenti”. Sostanzialmente, spiega Torrisi, l’unica vera previsione è che non ci sono previsioni: “Il 95 per cento delle strutture è chiuso da marzo. La crescita e il potenziamento del turismo previsti dal piano erano ipotizzabilissimi prima del Covid, ma ora decisamente non più. Noi albergatori – prosegue – possiamo sperare che ci sia al massimo un 50 per cento del traffico dei voli verso la Sicilia rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

Il presidente regionale della federazione fa presente che “insieme all’assessore stiamo comunque lavorando alla riattivazione di quanti più voli possibili, ma sarà un anno durissimo. La mia categoria è veramente inferocita: è stata la prima a essere messa in ginocchio dalla crisi e sarà l’ultima a rialzarsi, perché a prescindere dall’emergenza del virus ci sono tantissimi problemi da risolvere. Uno fra tutti? Il mix tra un mercato domestico che ci vede tutti più poveri e la paura di viaggiare, che oggi è molto più forte della voglia di ricominciare a farlo”. 

Ecco perché fra gli addetti ai lavori c’è già chi ‘abbandona la nave’, schiacciato dalla crisi e dalla mancanza di certezze. Succede a Taormina, una delle destinazioni siciliane più famose in Italia e all’estero, dove le strutture alberghiere in vendita sarebbero già più di dieci per un giro d’affari da oltre cinquanta milioni di euro. D’altro canto c’è anche chi in questi giorni di lenta ripresa riesce a sorridere, dimostrando che il panorama turistico siciliano offre spaccati che sembrano appartenere a realtà parallele. A Sciacca infatti torna l’ottimismo, in uno scenario agli antipodi rispetto a quello di Taormina: l’hotel Torre del Barone della catena Sciaccamare ha riaperto le porte ai primi 400 vacanzieri, rigorosamente siciliani. Il tutto nel pieno rispetto delle norme anti-contagio da Covid, assicurano dalla struttura.

“Speriamo veramente di essere smentiti dai fatti – conclude Torrisi – ma al momento questi episodi di riaperture coraggiose e ‘incoscienti’, ovviamente nel senso buono, non possono essere considerati la normalità per tutti. Manca una programmazione che sicuramente non può essere un piano redatto a febbraio, altrimenti non si potrà mai escludere che il settore vada verso la direzione delle zero prenotazioni”.

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03 Giugno 2020, 06:02

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