10 Ottobre 2014, 09:50
2 min di lettura
CATANIA – E’ uno sciopero a tenere unita quest’oggi l’intera nazione che all’unisono dice no al Premier Renzi e alla riforma della scuola. L’urlo si fa sentire e viene fuori dalle principali piazze delle città: da Bologna a Pescara, da Cosenza a Palermo coinvolgendo pure Catania. “Domani una moltitudine di studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori travolgerà il Governo Renzi. Tutte e tutti in piazza!” preannunciava ieri Matteo Iannitti, leader di CataniaBeneComune, dalla sua bacheca Facebook.
Detto fatto. Nella città dell’elefante è partito poco dopo le ore 9 di questa mattina, da una gremita piazza Roma, il corteo a sostegno della manifestazione promossa dai collettivi studenteschi e dall’UDS, contro il Piano Renzi, il precariato, la scuola-quiz, la scuola-azienda e la scuola-miseria, corteo con destinazione piazza Università. Presenti il Coordinamento Studentesco KAOS e l’Unione degli Studenti, ma anche i Cobas Scuola che per l’occasione hanno indetto uno sciopero di tutto il personale.
Più sicurezze, meno complottismi, maggiore trasparenza. Sono tante le richieste rivolte a Matteo Renzi. “Manifestiamo per impedire che vengano espulse le decine di migliaia di precari da tempo assunti e licenziati ogni anno” commenta una docente. “Vogliamo certezze e tutela, sono troppe le proposte distruttive avanzate dal Governo per le scuole sempre più in mano di presidi-padroni – prosegue una collega – la scuola deve essere un luogo sereno, per noi professori, ma anche e soprattutto per i ragazzi”.
Dicono “no” agli scatti di merito del personale, alle classi pollaio, alla scuola nelle mani delle imprese, al potere assunto dai presidi di poter assumere, licenziare e premiare i più succubi, dicono “Sì” alla gestione collegiale della scuola, al mantenimento degli scatti di anzianità, a 300 euro netti mensili di aumento per docenti ed Ata.
Studenti, docenti, personale ATA ma non soltanto. In piazza le vittime principali delle scelte politiche del Governo: i giovani, i precari, i disoccupati. “In tantissimi si sono trovati in stato di assoluta povertà. – spiega il leader di Catania bene Comune – Basta vedere chi si reca alla Caritas o chi svende i beni più preziosi, nella nostra città ci sono tantissimi nuovi poveri, queste manifestazioni pubbliche di protesta sono anche per loro”.
La manifestazione ha visto la partecipazione di molte persone, ma c’è pure chi, ieri come oggi, preferisce buttare giù il boccone amaro e non reagire “la rassegnazione e la disillusione sono le conseguenze naturali nella crisi economica – commenta Matteo Iannitti – Prima Berlusconi, poi Monti, ora Renzi. La rassegnazione però genera solo solitudine e disperazione”.
Scendere in piazza oggi diventa quindi anche sinonimo di riscatto, dignità, forza. ”Siamo certi che l’unica cosa utile sia trasformare la disperazione in rabbia e la rivolta in alternativa – conclude Iannitti – L’indifferenza crea esclusivamente individualismi, noi in piazza siamo tantissimi e nessuno di noi si sentirà mai solo nell’affrontare il dramma della crisi”.
Pubblicato il
10 Ottobre 2014, 09:50