20 Agosto 2011, 16:15
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”Non voglio entrare in polemica con coloro che di fatto hanno bloccato la riforma delle Asi, anzi colgo l’occasione per evidenziare che le azioni che si sono intraprese hanno fatto uscire allo scoperto i tanti comitati di affari e le relative collusioni con la mafia che si annidano all’interno dei Consorzi Asi siciliani. Sostenere, però, che l’elezione di Cicero abbia fatto cadere la riforma delle Asi è quantomeno fuorviante. Cicero è stato eletto democraticamente presidente dall’assemblea dell’Ente e non da me”. Lo sottolinea, in una nota, l’assessore regionale siciliano alle Attività produttive, Marco Venturi
“La sua azione commissariale è stata apprezzata da tutte le componenti politiche, sindacali e imprenditoriali del territorio”, ha detto ancora. Aggiunge poi: ”vorrei sapere se è stato sbagliato sostenere che i Consorzi si sono trasformati in carrozzoni clientelari e luoghi dove si fanno affari con soggetti collusi con la mafia, che invece di sostenere lo sviluppo delle imprese lo ostacolano. Per esempio: si dovrebbe sapere che i siti del ‘Calderaro’ a Caltanissetta, o a Catania in cui aveva sede la vecchia Z.I.R., sorgono in aree con forti problematiche ambientali e idrogeologiche che si conoscevano benissimo sin da allora. Come mai sono state realizzate in quei luoghi? Quali interessi si annidavano su quei terreni?”.
”Sono le denunce degli intrecci tra mafia, politica e affari – ciò che Cicero ha fatto in qualità di commissario dei consorzi di Caltanissetta ed Enna -, il motivo della mancata approvazione della riforma delle ASI? Una riforma – 32 articoli approvati e due, fondamentali, impallinati col voto segreto – importante, anche e non soltanto mediaticamente, che avrebbe fatto risparmiare alla Regione circa 4 milioni di euro l’anno, in una fase storica drammatica per l’Italia dove si chiedono sacrifici ai lavoratori ed ai pensionati per superare una crisi economica senza precedenti”.
Cicero, tra le diverse circostanziate denunce sottoposte all’autorità giudiziaria, ha alzato il velo degli intrecci mafia, politica e affari. Un esempio su tutti riguarda la scandalosa gestione del frigomacello, costruito dall’imprenditore colluso Pietro Di Vincenzo, costato 20 miliardi di vecchie lire e regalato agli imprenditori madoniti Giaconia, la nota azienda che spazia dalla macellazione delle carni alla grande distribuzione. Una struttura immensa, del valore di locazione di 240 mila euro annui concesso a 25 mila euro violando ogni procedura di legge. Per non parlare di un lotto concesso in comodato d’uso ad una ditta poi sequestrata per reati di mafia, di cui il prestanome, attualmente agli arresti, era un noto pericoloso affiliato al clan dei Madonia. Tali gravi intrecci, e altro, si sono consumati al tempo della presidenza di Umberto Cortese, durata ininterrottamente 35 anni, uomo di assoluta fedeltà dell’ex assessore alla sanità Bernardo Alaimo di cui il Cortese era anche suo segretario particolare.
”E’ noto che il debito prodotto dalle Asi è di circa 100 milioni di euro; gli sprechi per gli 800 componenti dei consigli generali sono sotto gli occhi di tutti; gli stipendi d’oro degli 11 direttori, circa 150 mila euro annui, suonano come una provocazione allo stato di grave difficolta’ economica che colpisce la collettività. Tutto questo spreco coperto dalla politica in cambio di nessuna risposta all’economia siciliana. L’Irsap (l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive) avrebbe cancellato tutti questi sprechi – ribadisce – dotando la Sicilia di un organismo snello e capace di incidere realmente nell’economia di ogni territorio. Sostenere che a molti, di maggioranza e opposizione, compreso alcuni esponenti del Pd, fanno comodo alcuni privilegi legati ai sottogoverno delle Asi – conclude – non è un atto di accusa ma è la realtà dei fatti”.
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20 Agosto 2011, 16:15