La rincorsa grillina alla Regione |Spunta l’ipotesi dell’outsider

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13 Agosto 2016, 06:00

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PALERMO – E ora, chiusa la stagione dell’Ars con la figuraccia della manovrina abortita per eccesso di deputati di maggioranza in vacanza, non resta che avviare il conto alla rovescia. Quando l’Assemblea tornerà a riunirsi a metà settembre, mancherà un anno e un mese alle elezioni regionali. E molto meno alle amministrative di Palermo. Per le quali i partiti hanno cercato di complicare la vita a Leoluca Orlando reintroducendo l’effetto trasferimento nel sistema elettorale dei Comuni.

Basteranno leggi e leggine per fermare il vento antisistema che soffia prepotentemente in Sicilia? Basteranno pochi mesi per scoprirlo. Di certo, la legislatura che sia avvia a conclusione, per gli scarsi risultati raggiunti e per la mole di pastrocchi partoriti, potrebbe essere vista come un grande, gigantesco spot per gli antisistema. Come Orlando, che pur essendo il più “vecchio” politicamente gioca da battitore libero sganciato dai partiti. Ma soprattutto come il Movimento 5 Stelle. Che in Sicilia potrebbe centrare la prima vittoria in una regione.

I grillini oggi sembrerebbero in pole position per la sfida a Palazzo d’Orleans. Anche se centrosinistra e centrodestra sono convinti di potersi giocare la partita a tre. Se alle precedenti Regionali il risultato dei 5 Stelle fu considerato un exploit, oggi le aspettative del Movimento sono certamente più alte. I grillini siciliani hanno certamente dei punti di forza, ma anche qualche tallone d’Achille. Ed è su queste debolezze che gli altri partiti sperano di poter giocare la loro sfida per arrestare l’avanzata pentastellata.

Il radicamento

Oggi i grillini governano già un gruppetto di Comuni: Bagheria e Ragusa i principali, ma anche Alcamo, Porto Empedocle, Grammichele. Rispetto a quattro anni fa il Movimento è più radicato sul territorio, ma la sua presenza è meno capillare di quel che sembra. E certo, i successi delle amministrative per quelli che erano considerati outsider fino a poco tempo fa fanno notizia. Ma a conti fatti, all’ultima tornata elettorale, i grillini l’hanno spuntata in quattro comuni su ventinove. Una buona distribuzione sul territorio sarà un elemento importante per decretare il successo alle prossime regionali. E su questo punto i “vecchi” partiti forse possono giocarsi qualche carta nella disfida contro i “nuovi” dei 5 Stelle.

Il candidato

Ufficialmente i grillini non hanno ancora il candidato presidente. Ma ufficiosamente tutto dice che sarà Giancarlo Cancelleri a ritentare la corsa. Il deputato regionale nisseno ha consolidato una leadership indiscussa nel movimento in questi anni ed è forte di un buon rapporto con i big romani, soprattutto con Luigi Di Maio. Dicono che abbia già in mente la prima mossa da mettere in atto da governatore: rinunciare agli alloggi di Palazzo d’Orleans per destinarli a una famiglia senza casa. Poco propensi ai patti con gli altri partiti, i grillini in caso di vittoria penserebbero di accaparrarsi anche la presidenza dell’Ars, per la quale sarebbe in corsa Valentina Zafarana.

Ma da qualche settimana è tornato a circolare un rumour, ovviamente senza conferme, secondo il quale il candidato presidente potrebbe spuntare a sorpresa non dall’Ars, ma dalla “società civile”. Il nome è quello de notaio mecenate Andrea Bartoli, che a Favara ha dato vita al Farm Cultural Park. Buon amico di Beppe Grillo, che lo ha platealmente abbracciato durante la sua ultima visita siciliana, Bartoli rappresenta in qualche modo l’espansione dell’universo pentastellato verso le professioni. In tanti, soprattutto fori dal movimento, scommettono su una sua irruzione a sorpresa nella tenzone elettorale. Una “novità” che potrebbe rompere equilibri, sperano gli avversari. Ma anche un sintomo di forza del Movimento, visto che dalle altre parti di candidati con grosse chance di successo se ne vedono pochi, e quelli che si sono fatti avanti non sembrano godere dell’entusiasmo dei rispettivi schieramenti.

L’effetto Roma

Le difficoltà della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi, la vicenda del suo assessore Muraro, e le attenzioni zelanti della grande stampa nazionale e delle tv non stanno certo aiutando l’immagine dei pentastellati. Gli avversari sperano che il logoramento vada avanti e possa ridimensionare l’avanzata grillina. Di certo, la vita all’opposizione in politica è sempre molto comoda e quando c’è da sporcarsi le mani al governo la retorica dell’antisistema facilmente si inceppa, come del resto è accaduto in tempi brevissimi al Rottamatore Matteo Renzi. Quanto tutto questo si farà sentire in Sicilia oggi nessuno può dirlo.

La formazione del consenso

Resta infine da capire quali saranno le dinamiche per la formazione del consenso nella prossima tornata elettorale. In Sicilia tradizionalmente le forze di governo hanno potuto contare su argomenti efficaci legati a politiche clientelari. Ma oggi che non c’è più, e da tempo, un euro in cassa, chi governa, pur occupando ogni strapuntino, finisce per scontentare tanti e accontentare pochissimi. E anche se il Pd opterà, come è immaginabile, su un candidato diverso da Crocetta, sarà dura separare il proprio destino da quello del governatore. Quanto al centrodestra, malgrado il ritrovato ottimismo e i segnali di vita, la situazione sembra ancora abbastanza caotica e le venature nostalgiche che guardano a un leggendario eden della stagione cuffariana appaiono alquanto discutibili. Qualcuno sottovoce (e non) ha parlato addirittura di una Santa alleanza che metta insieme destra e sinistra per fermare i grillini. Ipotesi al momento non concreta. Ma se in autunno il referendum sulle riforme dovesse finire male per Renzi, nessuno può escludere scenari di larghissime alleanze. E a quel punto, hai visto mai?

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13 Agosto 2016, 06:00

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