14 Febbraio 2024, 11:45
3 min di lettura
PALERMO – Sono le tre 3 di notte del 10 dicembre scorso. Scoppia il putiferio nella zona di via Isidoro La Lumia. Due gruppi si affrontano a muso duro. Stazionano davanti ad uno dei tanti locali. Hanno i bicchieri di vino in mano. Alcuni provengono dai quartieri Brancaccio e Sperone, gli altri probabilmente dalla Zisa. Ogni pretesto è buono per sfidarsi e mostrare i muscoli. Prima gli sguardi, poi i gesti mimando il taglio della gola, infine lo scontro. Due di loro stamani sono stati arrestati. Ad un terzo è stato imposto l’obbligo di dimora, molti altri partecipanti alla rissa non sono stati ancora identificati.
La lite inizia in via Quintino Sella e si poi si trasforma in rissa. Dieci minuti di follia collettiva. Una dozzina di persone se le danno di santa ragione. Una di loro inizia a sparare in aria, l’ultimo colpo lo esplode mentre si trova in via Isidoro La Lumia. Un giovane preso a pugni stramazza a terra. È ferito, viene trascinato dagli amici. Anche a lui al momento non è stato dato un nome. I carabinieri trovano tracce di sangue e 4 bossoli calibro 9 Luger parabellum. I colpi esplosi sono stati molti di più.
Le indagini partono dal video della scena ripresa da un balcone. Non sono le uniche immagini perché le strade della movida sono piene di telecamere. E hanno filmato tutto. Tra la folla si vede un soggetto robusto con la barba, indossa una maglia bianca e ha una giacca di colore scuro legata alla vita. I carabinieri lo identificano in Salvatore Emanuele, finito agli arresti domiciliari. È un volto noto, ha diversi precedenti penali. Secondo l’accusa, sarebbe lui a trascinare per la maglia un altro soggetto. Lo colpisce con un pugno. Stessa cosa fa, ma a calci, con una persona riversa per terra.
Nella scena ad un certo punto entrerebbe Marco Cucina che sferra un calcio con la gamba destra ad una persona per terra. Il punto è quello in cui vengono trovate tracce sangue e pure un coltello a serramanico. Il ferito è stato trascinato per terra e porto via. Non si sa chi sia, non si è presentato in alcun ospedale della città. Poi Cucina inizia a sparare. Anche lui, da alcune ore in carcere, è un volto noto. I carabinieri gli hanno fatto diverse volte visita a casa dove ha scontato delle condanne ai domiciliari. Una terza persona, con una maglia a mezze maniche di colore nero e un logo bianco, partecipa alla rissa. Viene identificato in Salvatore Miceli. Non ha precedenti penali perché quando era minorenne ha goduto del “perdono giudiziale”. Oggi gli è stato imposto l’obbligo di dimora.
Il 13 dicembre i carabinieri vanno in via Spoto, a Brancaccio, per eseguire un decreto di perquisizione nei confronti di Marco Cucina ed Emanuele Salvatore. Giunti nei pressi di via Sacco e Vanzetti Cucina li vede e scappa scavalcando un muro di cinta e salendo sui tetti. Si rende irreperibile. È insieme a Salvatore Miceli, che viene fermato dopo un breve inseguimento e identificato anche se oppone resistenza. I militari si accorgono che sul volto ha dei segni di colluttazione. Nel frattempo il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, l’aggiunto Ennio Petrigni e il sostituto Giulia Beux fanno acquisire altre immagini.
La notte della rissa si vede Cucina darsi alla fuga in scooter dopo avere sparato. Il mezzo è lo stesso con cui era giunto in via La Lumia. In sella c’era un altro ragazzo mai identificato. Le telecamere lo riprendono alla Cala, al Foro Italico e in via Lincoln in direzione dello Sperone. Il resto lo fanno i profili Facebook. I tre indagati si conoscono. Postano foto, si definiscono fratelli, e trascorrono parecchio tempo insieme. Erano insieme, secondo l’accusa, anche nella folle notte di via Isidoro La Lumia.
Pubblicato il
14 Febbraio 2024, 11:45