Il nuovo corso di Cosa Nostra| I Santapaola non sparano più

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03 Settembre 2017, 05:55

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CATANIA – “Un mondo sotterraneo ma non troppo, che ormai, con discrezione, anzi vive nel soprasuolo e confuso e indistinguibile dalla gente: senza omicidi, senza bande armate e quasi senza intimidazione”.  Sono questi i tratti salienti della fotografia della mafia 2.0 scattata dall’Operazione Beta che ha scardinato la succursale messinese dei Santapaola. Lo mette nero su bianco il Gip Salvatore Mastroeni nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione che ha sconvolto Messina, terra di conquista dei clan catanesi che “delocalizzano” le imprese criminali. E il termine non è casuale, anzi si lega a doppio filo al ruolo del denaro che ruba la scena al sangue. Il mensile “S” disponibile in tutte le edicole dedica uno speciale ai segreti dell’operazione beta che ha colpito l’ala imprenditoriale del clan Santapaola.

La “rivoluzione copernicana” di un mondo che mette da parte coppole e lupare e allarga i propri orizzonti. Il cammino teso a testare la percezione del fenomeno criminale è lungo e irto di ostacoli e va da una fase di negazione della stessa esistenza della mafia a un riconoscimento brusco e cruento legato a fatti di sangue. Oggi riconoscerla e contrastarla è più difficile perché c’è una commistione tra soprasuolo e mondo sotterraneo che racconta di una struttura in continua evoluzione: senza armi, né eserciti, distaccata  solo strumentalmente dalla criminalità di strada. L’architrave su cui poggia la struttura mafiosa non è più la lupara, ma il potere.

Ma c’è di più: se cade il tassello dell’intimidazione a risentirne è anche lo strumento normativo. In più vengono a cadere le barriere fisiche “in una realtà ormai globalizzata, non più ferma a realtà locali, che siano Corleone, Messina, Palermo: la gente è supina, non sa, non ha il potere, non conta, non lotta”. Un giogo ancora più spietato che quello omertoso. Il dominio, infatti, non si limita più a quello militare del territorio perché sarebbe controproducente e allora si guarda ai flussi di denaro e ad attività redditizie che vanno dalla speculazione sul fenomeno migratorio alla finanza passando per il gioco d’azzardo.

Del resto l’evoluzione delle attività criminali affonda le proprie radici nelle trasformazioni socio economiche del nostro paese: dalla mafia rurale del latifondo alla rinascita economica a suon di soldi pubblici e appalti fino alle nuove frontiere della globalizzazione. Oggi si cercano profitti facili che si ottengono grazie ad alleati corrotti sotto gli occhi di un’opinione pubblica impotente e ininfluente nella “gestione di grandi flussi di denaro”. L’idea stessa del dominio va inserita all’interno di una cornice nuova: si guarda alla stanza dei bottoni e alle “leve di comando”, così l’intimidazione si ammanta di una veste moderna che si chiama “calunnia, ritorsione, esposto” e campagna denigratoria.

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03 Settembre 2017, 05:55

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