26 Luglio 2022, 07:31
4 min di lettura
PALERMO – Doveva essere una festa ma è diventato un groviglio di contraddizioni. A tre giorni dalle primarie il quadro è meno chiaro del giorno prima delle consultazioni elettorali. A Roma lo strappo fra Pd e M5s sembra insanabile, “irreversibile”, per usare le parole del segretario Dem Enrico Letta. A Palermo, però, i due partiti progressisti stentano a credere nell’ipotesi di un addio e il ‘conflitto’ sembra essere quello fra territori e centro. Un conflitto che chiaramente non può che essere subito: celato nell’obbedienza che si deve a Roma e che però nell’Isoal ha fatto scoppiare il caos.
Anthony Barbagallo commenta in modo stringato quello che sta accadendo: “Abbiamo celebrato le primarie davanti a tutti i siciliani e sono state vinte da Caterina Chinnici. Ci aspettiamo che il risultato sia rispettato dagli altri partecipanti”.
Più elaborata la posizione del M5s che, se da un lato sarebbe colpevole di avere strappato il patto di fiducia del Governo Draghi, negli ultimi giorni si sta vedendo sbattere la porta in faccia dal segretario del Partito democratico. “È il Pd che si sta tirando fuori dal fronte progressista”, commenta il capogruppo all’Ars Nuccio Di Paola. “Da ciò che si sta delineando loro ritengono che si possa salvare il paese portando avanti l’agenda Draghi con Brunetta ed altri. Noi crediamo che oggi la crisi sociale richieda invece di essere risolta con strumenti diversi dall’agenda Draghi e con altre figure politiche. Se quindi la visione nazionale e regionale è l’agenda Draghi dovremo costatare che non abbiamo più la stessa visione e non condividiamo più i temi. Saranno quindi loro a sfilarsi dal fronte progressista per cui tanto abbiamo lavorato. Noi – aggiunge – possiamo rispettare gli accordi se questi tengono. Vogliamo ancora creare un’alternativa alla destra e a Nello Musumeci”.
Secondo questa posizione quindi Caterina Chinnici sarebbe la candidata del fronte progressista e non del Pd, ragion per cui a lei spetta decidere sui contenuti quale base rappresentare se ci fosse una spaccatura.
C’è un ulteriore problema quello di come spiegare com’è possibile andare all’election day con posizioni diverse a seconda della scheda. “Immaginiamo – ipotizza Di Paola – cosa accadrebbe: un’ora prima nei comizi per le nazionali ci parleremo contro poi un’ora dopo saremmo tutti assieme a sostenere l’unico candidato a Palazzo d’Orleans. Chiaramente la gente non capirebbe”. La speranza è però che ci sia ancora uno spiraglio per ricucire.
Il fronte delle forze che ha appoggiato la candidatura di Claudio Fava osserva quanto accade. Il leader di Cento passi già la sera del risultato delle primarie ha affermato di averne accettato il risultato. Nei prossimi giorni ci sarà un’assemblea di coloro che hanno lavorato al progetto “Noi – commenta Sergio Lima, braccio destro di Fava – riconosciamo il risultato delle primarie e le forze che hanno dato vita a questa iniziativa democratica. Manteniamo inoltre ferma la posizione per cui all’interno di questo campo non può esserci chi ha appoggiato Musumeci”.
A puntellare i giallorossi c’è chi scommette su uno spostamento a centro dell’asse. “Non si può dire, a Roma, i Cinque Stelle ‘no’ perché hanno fatto andare per aria un governo repubblicano come quello di Draghi e poi mantenere le primarie e sostenere comunque che ci sia un’alleanza con quelli che hanno mandato per aria Draghi”, ha detto Davide Faraone, capogruppo in Senato per IV, intervenuto a 24 Mattino su Radio 24, anche per commentare l’esito delle primarie in Sicilia. “E’ un po’ -ha proseguito – come per il rigassificatore, non si può dire a Roma sì e poi organizzare comitati del no nei territori dove il rigassificatore viene impiantato. Io credo che in questa campagna elettorale bisogna dimostrare coerenza”.
Per Faraone “servirà linearità, quella che manca per esempio a destra se si pensa che Forza Italia e Lega vogliono portare in Consiglio la donna che per 18 mesi gli ha detto che hanno sbagliato a sostenere il governo Draghi, anche questa è incredibile. Chi sosterremo? Intanto capiremo quello che accadrà in queste ore. Io – ha spiegato – non sono convinto che alla fine l’esito delle primarie siciliane verrà rispettato perché Conte ha dichiarato che quello che si fa a Roma si fa a Palermo quindi se si dovesse essere coerenti con queste parole probabilmente il M5s dovrà uscire fuori dalle alleanze. Anche il fatto che intanto si stia ragionando di tenere una data unica per le elezioni regionali e nazionali impone dei ragionamenti che siano legati a quello che succederà a Roma. Aspetterei qualche giorno per una risposta definitiva sull’alleanza con i 5S”.
Intanto dalla base dem, il segretario provinciale del Pd di Trapani, Domenico Venuti, si dice “convinto” della necessità di “lavorare a un allargamento del campo politico per proporre agli elettori una alternativa alle destre rappresentate dall’attuale governo regionale che in cinque anni ha fallito tutti gli obiettivi importanti: su tutti sanità, rifiuti e gestione dell’acqua”.
Ogni questione programmatica, però, rimane in secondo piano. Anche volendo ammettere che i progressisti si stanno dividendo per una visione, ora è chiaro che per quella visione rischiano di mandare a mare mesi di lavoro. Dietro le idee però ci sono sempre uomini, con le loro tensioni morali, le loro passioni, il calcolo bieco e la razionalità. Chi l’avrà vinta alla fine?
Pubblicato il
26 Luglio 2022, 07:31