21 Marzo 2013, 06:00
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Al primo vero banco di prova parlamentare la maggioranza di governo tiene. E consolida, malgrado il gioco delle parti, l’asse con il Movimento 5 Stelle. Il campo di battaglia era quello, delicatissimo, delle Province. In realtà la legge approvata ieri dall’Ars è solo una specie di aperitivo. La vera riforma si dovrà scrivere adesso, da qui a dicembre, e sarà questa la fase decisiva per capire davvero cosa sarà delle province, che non vengono abolite ma riorganizzate. La battaglia sui contenuti è rimandata, e ci saranno da mettere in conto tentativi di moltiplicazione dell’esistente e incomprensioni con i grillini. Ma ci sarà tempo. Intanto, il primo scoglio è stato superato. E Crocetta e i suoi alleati possono sorridere. Sarebbe bastato un inciampo sul voto segreto, magari su un emendamento soppressivo, per far saltare tutto e portare la Sicilia comunque al voto per le provinciali, rinviando di cinque anni qualsiasi riforma. Sarebbe stato un brutto scivolone, ma la maggioranza, con un piccolo grande aiuto del Movimento 5 Stelle, ha tenuto, facendo saltare i piani di imboscata delle opposizioni.
Crocetta ieri ha cercato di ridimensionare l’aiuto dei grillini rivendicando il ruolo suo e della maggioranza. Il 5 Stelle dal canto suo ha rivendicato la prorpia parte di merito. Tutto normale nella dialettica politica, ma di certo, sia il centrosinistra sia il movimento di Grillo sorridono e parecchio per l’esito della due giorni dell’Ars, un bel colpo mediatico che marcia in una direzione di novità.
Per Crocetta la tenuta della maggioranza sulle ripetute trappole del voto segreto richiesto da un’opposizione agguerrita è un buon viatico in vista della complicata maratona sul Bilancio che adesso l’Aula dovrà affrontare. I numeri sono impietosi e nelle ultime ore nei corridoi di Palazzo dei Normanni è tornato a circolare lo spettro del default, che Crocetta e Bianchi hanno esorcizzato. Di certo, il governo dovrà presentare un bilancio di lacrime e sangue, tagliando carne e ossa della spesa pubblica e riducendo al minimo prebende e regalie, proprio in campagna elettorale. I mal di pancia e i consueti assalti alla diligenza (o a ciò che ne rimane) andranno messi in conto. Ma la prova di compattezza offerta dalla coalizione di governo permette a Crocetta e ai suoi di guardare all’immediato futuro con un po’ più di speranza. Speranza che vorrebbe essere condivisa anche dai siciliani, in attesa, dopo gli annunci e le battaglie di principio, di provvedimenti concreti volti a fronteggiare il drammatico momento contingente.
Quei provvedimenti concreti che ieri il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, certo non sospettabile di pregiudizio verso il governo, ha reclamato a gran voce. Non si vive di soli forestali, ha ammonito Montante, ricordando la tragedia delle chiusure continue di imprese in Sicilia. Proprio sui forestali, ieri la giunta ha illustrato la direzione verso la quale ci si vuole muovere, cioè utilizzo produttivo con graduale diminuzione della spesa regionale e utilizzo di fondi extraregionali. Fin qui i propositi. Ma di mezzo ci sono i numeri: “Servono 260 milioni di euro – dice Vincenzo Vinciullo (Pdl), vicepresidente della commissione Bilancio – ma al momento ne sono previsti solo 115. E’ una situazione grave”. E i tempi per trovare una complicatissima quadra, per questa e per altre voci di spesa, sono strettissimi. Per non parlare delle altre emergenze, che rimangono in attesa di segali di vita. Ieri, un politico navigato e sensibile alle istanze del territorio come Giovanni Panepinto del Pd ha incalzato Parlamento e Governo a “concentrarsi sull’emergenza lavoro”. Servono interventi concreti, come quelli reclamati da Montante per cercare di rimettere in moto l’economia reale, e l’emergenza è sotto gli occhi di tutti.
Insomma, stappata la bottiglia per il passaggio indenne della leggina stoppa-voto delle Province, per governo e maggioranza non c’è molto tempo da festeggiare (sempre ammesso che a guastare la festa non pensi il commissario dello Stato impugnando la norma, tacciata di incostituzionalità da più parti). E a ridimensionare certi entusiasmi ha pensato con una battuta delle sue il sempre concreto Antonello Cracolici. Raccontano che un Crocetta raggiante in sala stampa dopo il voto sulle Province, si gonfiava d’orgoglio con i cronisti: “Abbiamo scritto la storia”. “Preside’, viri ca chista è geografia”, lo riportava alla realtà l’ex capogruppo del Pd.
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21 Marzo 2013, 06:00