La scuola con gli occhi del Prof |Pappalardo e un diario (segreto)

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06 Aprile 2017, 16:59

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CATANIA – Un romanzo a mo di diario. Il giornalista catanese Marco Pappalardo racconta la scuola da un punto di vista che non ti aspetti, dalla Cattedra. Non dall’alto, certamente. Ma da quella porzione di aula che consente di guardare negli occhi di quei ragazzi che a loro volta, domani, dovranno salire nella cattedra della vita. Di scrutarne gli sguardi curiosi o le tristezze di un’età di passaggio. Diario (quasi segreto) di un pro. Pozioni e Incantesimo per connettersi con gli adolescenti (San Paolo, 2017), è un viaggio dritto al cuore. Sì, perché Pappalardo, che nella vita è anche docente, ama sul serio una professione spesso bistrattata. E di passione ce ne vuole tanta per resistere a tutte quelle pressioni a cui è soggetta ultimamente la classe docente, chiamata spesso a tamponare le carenze delle famiglie o fornire quelle risposte decisive che la società non è in grado di soddisfare, per ignoranza o per sciatteria.

Un libro sereno, adatto a ogni età, con una morale declinata al positivo. E non solo “perché c’è del buono a questo mondo…” – come recita a menadito l’autore . Nonostante sia più facile scaricare sui più giovani le incertezze dei nostri padri, c’è del buono anche nei ragazzi. Guai a non capirlo. E per questo è perlomeno doveroso scommettere sui loro talenti: “Li vedo ovunque immersi nel mare di internet – scrive Pappalardo – esprimersi con ritmi sempre nuovi, attraverso la musica, il corpo e i graffiti; tutti linguaggi nuovi e da interpretare che nascondono il forte desiderio di relazioni, la tensione verso i grandi ideali e il voler realizzare i propri sogni”.

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Una realtà che non si può che vedere bene se non con il cuore. Aveva ragione, su questo, il Piccolo Principe. La scuola del futuro deve tornare a insegnare questo. Nessuna paura se la chiave per aprire la porta dei sentimenti autentici è la stessa che schiude il cancello della fede. Non c’è nessuna contraddizione in ciò, rischia di essere privo di senso semmai un certo arredo che in nome della libertà (quale?) mette all’angolo i grandi interrogativi dell’umanità. Ricordate la polemica sui simboli religiosi negli edifici pubblici? Ecco, anche su questo Pappalardo non si spaventa e lancia un interrogativo al limite della provocazione: “Chi ha paura di un uomo in croce e perché?”. La risposta disarma e scuote nel profondo: “Perché ci ricorda che l’uomo è niente quando lotta solo per se sesso, quando vincono l’egoismo e l’amor proprio, la brama di desideri e di ricchezza, l’autoaffermazione e il compiacimento personale”. Eccola, una pagina tutta da studiare. Ma non per essere interrogati. Per una volta, almeno, il prof chiede altro.

 

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06 Aprile 2017, 16:59

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