Misilmeri, la scuola Landolina riparte il 24. "Negare una carezza sarà dura"

La scuola Landolina riparte il 24|”Negare una carezza sarà dura”

Il preside Andrea Fossati fra lavori di edilizia, banchi "d'oro" e la sfida di non far mancare mai l'affetto

PALERMO – Oltre mille alunni suddivisi in quattro plessi, più di cento docenti, una trentina di collaboratori: la scuola dell’infanzia e primaria Vincenzo Landolina di Misilmeri, nel Palermitano, è una città in miniatura. E come nelle città vere e proprie, perché tutto funzioni servono regole certe e collaborazione. Ecco perché, telefonando alle otto del mattino al dirigente scolastico Andrea Fossati per un’intervista, ci si sente rispondere: “In realtà è già tardi, ho tanto da fare”.

La ‘sua’ scuola sta ancora cambiando volto, fra gli ultimi accorgimenti organizzativi e i lavori di edilizia previsti dal governo per adeguare gli istituti alle norme anti-Covid. Situazioni in divenire che hanno portato alla decisione di far suonare la campanella il 24 settembre, termine ultimo previsto dalla Regione Siciliana in caso di assenza delle “condizioni minime di sicurezza”. Ma nel frattempo, assicura il preside, nessuno riposerà un istante.

Perché il 24 settembre?

“Per una serie di ragioni – spiega Fossati –. La prima è pratica: abbiamo richiesto al Comune di Misilmeri la realizzazione di una serie di lavori resi possibili dallo specifico Piano operativo nazionale per adeguare le scuole alle normative anti-contagio. Tra questi ci sono il rifacimento di tutta la pavimentazione del primo piano in un plesso, che conta undici classi, e anche l’abbattimento di alcuni muri per tirar su dei tramezzi. Ma il nostro Comune è una realtà complicata, per cui tutto ciò è cominciato solo il primo del mese. C’è da dire però che l’ente ci è venuto incontro al meglio delle possibilità – precisa – anche per aiutarci a risolvere in parte un altro problema, quello legato ai banchi. Infatti abbiamo ricevuto un finanziamento per l’acquisto di venti unità, ma la vera sfida è stata un’altra: improvvisamente i banchi sono diventati una merce di scambio incredibile, si trovano meno facilmente dell’oro. Alla fine li abbiamo trovati”.

I preparativi

Al netto delle lungaggini edilizie e burocratiche, la scuola Landolina si è attivata per non farsi mancare nulla. “Abbiamo ricevuto un contributo di circa 36 mila euro dallo Stato – dice il dirigente scolastico – anche se i capitoli di spesa si prestavano a interpretazioni molto estese. Per esempio abbiamo realizzato con piacere che circa mille mascherine e un certo quantitativo di disinfettante ci sono stati inviati dal governo, quindi non hanno intaccato quella cifra. Da parte nostra invece abbiamo provveduto alle spese di sanificazione, sia pagando una ditta, sia comprando delle pistole nebulizzatrici da usare con cadenza più ravvicinata per essere autonomi. Poi abbiamo comprato una ‘vaporella’ per ogni collaboratore – aggiunge – perché pulire non è la stessa cosa di sanificare, e abbiamo anche installato i dispenser di gel”.

Quanto agli spazi, nella scuola sono già pronti i percorsi di entrata e uscita, mentre si è rivelata più complicata l’organizzazione delle aule: “Quelle che mancavano le abbiamo ricavate da altri locali, come la presidenza – spiega Fossati –. Non mi importa se andrò in uno stanzino, prima vengono i bambini”. Sarà da valutare con attenzione, invece, la gestione degli accessi: “La regola è: niente genitori dentro la scuola. Quindi innanzitutto bisognava capire come far entrare i bambini. L’opzione di scaglionare le entrate non era percorribile: pensiamo alle famiglie con più bambini di età diversa, che entrano o escono in orari diversi… Allora abbiamo capito che sfruttando le tante entrate di cui disponiamo, i bambini possono entrare tutti dalle 7:55 alle 8:05, raggrupparsi in varie aree di raccolta e fare percorsi specifici e separati con le maestre. Certo, sarà dura – ammette il preside – e se il metodo non funziona abbiamo il piano B”.

“Linee guida? Bene, ma…”

Sulle linee guida per il rientro a scuola, Andrea Fossati taglia corto: “Io sono un uomo di Stato, il mio dovere è applicare le regole. Poi che mi convincano o meno, poco importa. Capisco la complessità di dover andare dal generale al particolare, quindi mi rendo conto che intanto serviva una certa impostazione. Poi, via via che vengono fuori i casi specifici, si trovano soluzioni”. Alla base del suo ragionamento un concetto tanto ovvio quanto trascurato: “Abbiamo a che fare non con oggetti ma con persone pensanti. Per questo la parola d’ordine quest’anno è collaborazione, fra tutti. Quando si parla, un problema si risolve o al peggio si impara dagli errori”.

Il dirigente scolastico del Landolina trova un solo neo: “L’appunto che posso fare è sulle indicazioni che hanno tolto la didattica a distanza per la scuola del primo ciclo. Nella mia scuola l’avevo avviata in tempi ‘non Covid’, e quando ce n’è stato bisogno i docenti non ci hanno pensato due volte. Alla fine il 90 per cento della scuola funzionava a pieno regime in questo senso. Probabilmente in tutta Italia non è stato così, quindi ci è stato impedito. E questo secondo me è un punto debole”.

“Il trucco è fare comunità”

La realtà di Andrea Fossati è tra le più colpite dai risvolti umani del Covid: nella fascia dai tre ai dieci anni, età degli alunni della scuola Landolina, una carezza può significare tutto. “Alla luce dell’ultimo ‘incontro’ coi bambini, in videoconferenza, posso individuare dei pro e dei contro – afferma –. Fra i primi c’è il fatto che tendenzialmente molti di loro hanno preso abbastanza bene le novità che li aspettano. D’altro canto però c’è da dire che alle elementari la maestra è un idolo, un’autorità, e la mancanza di una certa quotidianità è pesante”. Fossati riconosce che “la rimodulazione della didattica sarà fondamentale: non troppa quella frontale, fare a meno di abbracci e carezze, capire come accogliere i bambini in sicurezza ma ancora con affetto. In questo sono supportato da un nucleo docenti straordinario e una segreteria che funziona bene, in generale il clima non è brutto. È preoccupato ma positivo”.

“Come la vivo io? Non sono uno che si scoraggia facilmente, mi reputo una persona equilibrata e cerco di trasmettere questa cosa anche a chi lavora con me – dice il preside –. E ripeto che non percepisco negatività ma preoccupazione, secondo me giusta perché non si può mai abbassare la guardia. Per il resto ammetto che sono molto stanco, e non dirò che ho lavorato tutta l’estate: mi sono preso dieci giorni di pausa perché credo che non siamo delle macchine. Ma senza mai smettere di confrontarmi con mia moglie e i miei amici sulle scelte che avrei fatto in vista del rientro – assicura – perché in questo momento può sfuggire qualcosa, il che non è ammissibile, e perché insieme si trovano sempre idee nuove e migliori. In questo momento il trucco è fare comunità”.


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